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                      The New York Produce Show 2016: le tendenze in 7 scatti, senza giri di parole

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                      Si è svolto dal 5 all’8 dicembre 2016 The New York Produce Show and Conference, l’evento più importante del settore ortofrutta della costa est degli Stati Uniti. Unico giornalista europeo presente, per il secondo anno consecutivo, è chi scrive. Abbiamo già detto del retail tour svoltosi nel New Jersey (leggi qui), in questo articolo ci concentriamo sul trade show che si è svolto nella giornata di mercoledì 7 dicembre: circa 400 espositori, tutti con stand di uguale grandezza, tra cui tre aziende italiane legate ai kiwi e al radicchio

                       

                      di Eugenio Felice (articolo completo su Fm, edizione di gennaio 2017)

                       

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                      (Copyright: Fm)

                      Niente di nuovo sul fronte orientale. Questo è il titolo che volevamo dare all’articolo. Ma in effetti alcuni spunti non sono mancati. In generale ci sembra difficile che oggi la produzione possa esprimere ancora qualcosa di veramente nuovo, almeno nell’evoluto mondo anglosassone. La produzione e ancora di più la distribuzione sono avanti rispetto all’Italia di 3-5 anni. Ma prima di entrare nel dettaglio, è doveroso un breve commento sull’evento The New York Produce Show and Conference, organizzato dalla rivista Produce Business e dall’Eastern Produce Council: la fiera è solo una delle componenti, dura una giornata, 400 espositori tutti con allestimento semplice e aree espositive piccole.

                       

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                      Massimo Ceradini, a sinistra, assieme a Roman Donchenko allo stand Ceradini Group (Copyright: Fm)

                      Un’esposizione quindi democratica, che ha un grande vantaggio: in una giornata si riesce a girare tutto il padiglione. Poi ci sono le conferenze, i simposi, gli industry tour e i tanti momenti per fare networking e business. Una formula che ci piace, a misura di visitatore: qui è possibile farsi un’idea vera di quelle che sono le tendenze più che a una fiera convenzionale, grande e dispersiva. Tre dicevamo le aziende italiane: Compagnia Italiana della Frutta (composta da Apofruit, Agrintesa, Mazzoni, Minguzzi, La Buona Frutta e MOC Mediterraneo), Ceradini Group e Royal Rose che fa capo al gruppo italiano Cultiva. Quindi parliamo di kiwi e di radicchio prodotto in loco. Il kiwi realisticamente è l’unico prodotto italiano che funziona negli Usa.

                       

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                      (Copyright: Fm)

                      Tre aziende italiane potrebbe sembrare pochino considerando che a Hong Kong per Asia Fruit Logistica espongono oltre 50 aziende italiane e anche lì, per ora almeno, l’unico prodotto “nostrano” che fa volumi è il kiwi. In realtà negli Stati Uniti i volumi sono ancora bassi, così come la vocazione internazionale della manifestazione. “I volumi sono stabili – ci confessa Furio Mazzotti di Compagnia Italiana della Frutta – non solo negli Stati Uniti ma anche in Canada dove le esportazioni sono superiori per via del consumo pro capite maggiore. Nel Nord America non vedo prospettive per altri frutti o ortaggi. Diciamo che questo quindi è un mercato maturo mentre l’Asia è in continua evoluzione e in parte ancora da scoprire”.

                       

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                      (Copyright: Fm)

                      In effetti gli unici altri prodotti italiani che abbiamo visto sono stati dei trasformati: del succo di limone e delle castagne cotte e sgusciate pronte al consumo. Ma veniamo al trade show, che si è svolto mercoledì 7 dicembre a Manhattan al Javits Center dove pochi giorni prima Hillary Clinton era pronta a far festa in caso di vittoria alle elezioni presidenziali. Partiamo dal colore: il “Thought-leaders Breakfast Panel” si è tenuta dalle 7.30 di mattina e si è aperta con la benedizione del prete e a seguire il canto tutti in piedi dell’inno nazionale con sguardo verso la bandiera americana. Dalle 10.30 poi si è aperto il trade show, con circa 400 aziende espositrici e una grande afflusso di visitatori con corridoi gremiti.

                       

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                      (Copyright: Fm)

                      Le mele sono state certamente tra i protagonisti della manifestazione, con aziende di primo piano come Stemilt che esponevano le loro ultime novità e annunciavano delle premiere come la Rave che vedremo, o meglio che gli americani vedranno, tra qualche anno in vendita. Abbiamo chiesto alla responsabile merchandising, Jocelyn Gerard, se non ci fosse un’eccessiva offerta di varietà sul mercato, date anche le recenti discussioni in Italia (leggi qui). “Questa è una domanda che ci siamo posti anche noi – ci ha riferito – ma credo sia nostro compito cercare e sviluppare nuove varietà che vadano a soddisfare il consumatore, inoltre è la stessa distribuzione che ci chiede varietà nuove per distinguersi dai competitor”.

                       

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                      (Copyright: Fm)

                      Mele quindi, di tante varietà. A noi sono piaciute molto le Opal su cui in Italia sta investendo La Trentina, le Snap Dragon coltivate solo nello Stato di New York e le Honey Crisp che in realtà sono ormai da alcuni anni sul mercato e sono anche la varietà che spunta i prezzi in assoluto migliori. Tra le varietà di successo a queste latitudini anche le Kiku che abbiamo trovato in versione “conventional” da Whole Foods Market a 2,49 dollari la libbra, che equivale più o meno a 5,5 dollari al chilo. Quindi prezzi di un altro pianeta rispetto a quanto succede in Italia, dove raramente si va sopra i 2 euro. Ben posizionate anche le Ambrosia e le Envy. In generale abbiamo visto tanto prodotto biologico, non solo nel retail tour ma anche al trade show.

                       

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                      (Copyright: Fm)

                      “Il biologico cresce sempre di più”, ci hanno confermato allo stand della Sunset che è leader mondiale nei pomodori da mensa, fondata da Umberto Mastronardi 60 anni fa e giunta alla quarta generazione. L’azienda era presente al trade show con la gamma di pomodori da cocktail, delle varietà selezionate in tutto il mondo e prodotte in esclusiva per il Nord America con le maggiori aziende sementiere. Tra le novità non ancora sul mercato anche un pack con pomodori da una parte e delle pasta dall’altra. In generale i pomodori spopolano, tanto quanto le mele e le insalate, altro tema dominante, presenti in tutte le forme e le confezioni. L’ultima tendenza è la “living lettuce”, cioè dei cespi di lattuga proposti con le radici così da migliorarne la freschezza.

                       

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