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                      Uva da tavola, maltempo in Puglia. Diomede (Racemus): “Danni ma non catastrofi”

                      “La campagna è ancora tutta da vedere: la qualità resta e va tutelata. Anche dalle notizie allarmistiche”. È un intervento a difesa di tutto il settore quello di Teresa Diomede, titolare dell’azienda agricola Racemus di Rutigliano (Bari), specializzata in uva da tavola. L’imprenditrice pugliese si dice perplessa per la fotografia pessimistica lanciata sui media da Cia Puglia, che per gli areali di Bari – Bat grida allo stato di calamità. Il maltempo ha colpito a macchia di leopardo, rivela Diomede, i danni sono contenuti e “assolutamente gestibili”. L’allarmismo? Fa bene solo ai Paesi competitor…

                       

                      di Carlotta Benini

                       

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                      Uva raccolta nel barese i primi giorni di settembre: la qualità resta ottima

                      Nella provincia di Bari e di Barletta-Andria-Trani le ondate di maltempo che si sono succedute nel mese di agosto e gli sbalzi di temperatura stanno mettendo a dura prova un importante segmento della produzione agricola del territorio: l’uva da tavola. Dopo un avvio di campagna promettente, nella seconda metà di agosto sono emersi problemi di tenuta. I violenti temporali, uniti a trombe d’aria e grandinate, hanno “reso impraticabili i vigneti”. A dare l’allarme è CIA Puglia, che in una nota ufficiale, come si legge anche su Canosalive, richiede alla Regione il riconoscimento dello stato di calamità.

                       

                      “Le avverse condizioni atmosferiche da un lato e il mercato dall’altro stanno ammazzando un comparto fondamentale per l’economia del nostro territorio. – afferma il presidente di CIA Levante (Bari – Bat), Felice Ardito – Non è possibile produrre uva da tavola ad un costo di 60 centesimi al chilo e venderla a un prezzo che non copre neanche le spese di produzione. Siamo al fallimento. Servono interventi che aiutino a risollevare il settore”.

                       

                      Una nota accorata, quella della confederazione degli agricoltori, da sempre attiva a sostegno dei produttori locali. Tuttavia – forse – un po’ troppo catastrofica: e l’allarmismo, a volte, può finire per essere controproducente. A dire la sua è Teresa Diomede, titolare dell’azienda agricola Racemus di Rutigliano (Bari). Specializzata in uva da tavola, l’azienda esporta la pressoché totalità della sua produzione all’estero. “Il 70% della nostra uva viene distribuita in Spagna e Portogallo, in maniera indiretta anche in Gdo. Il restante 30% è destinato ai mercati extra UE come Arabia Saudita e alcuni Paesi nordafricani”.

                       

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                      Il maltempo ha colpito a macchia di leopardo gli areali pugliesi dove si produce uva da tavola

                      La penisola Iberica, dunque, è un mercato fondamentale per Racemus. La stessa Spagna è un principale competitor per l’uva da tavola pugliese, “e il rischio – fa notare Teresa Diomede – è che la concorrenza, che dal canto suo dice di avere un prodotto eccellente, faccia leva sulle avversità per gettare ombra sul prodotto italiano”.

                       

                      “Trovo un po’ eccessiva la fotografia delineata da Cia. – continua la titolare di Racemus – Invito a visitare le nostre produzioni e a rendersi conto che i danni sicuramente ci sono, ma fortunatamente sono altamente localizzati e su partire ‘spinte’. Il maltempo infatti ha colpito a macchia di leopardo i nostri areali, che sono così vasti e con produzioni così estese e diversificate, che mi sembra prematuro parlare di perdite definitive”. Attualmente Racemus ha in raccolta le varietà Crimson, Regal e Red Globe e i primi stacchi di uva Italia. “La percentuale di prodotto danneggiato è bassa, assolutamente gestibile”, rivela.

                       

                      Le perdite si verificano, questo è certo, se i buyer, non effettuano gli ordini: “A seguito degli articoli degli ultimi giorni, che riprendono la nota di CIA, c’è stata un po’ di titubanza da parte dei nostri clienti, preoccupati per la qualità del prodotto. – rivela Teresa Diomede – Qualità che, ci tengo a ribadirlo, non è assolutamente compromessa”.

                       

                      Non una presa di posizione individuale, ma un gesto di difesa a sostegno di tutto il settore, quello che la titolare di Racemus vuole esprimere a gran voce. “Siamo professionisti esperti, siamo pronti ad affrontare le situazioni avverse. – conclude – Tutto il settore si sta rimboccando le maniche per tutelare un prodotto di qualità. Ora lavoreremo con un’attenzione in più in tutte le fasi della gestione in campo e della raccolta. Ma la campagna è ancora tutta da vedere: la qualità resta e va tutelata, anche da certi allarmismi, che fanno male al settore”.

                       

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