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                      Vaccino over 50: obbligo nei campi per un lavoratore su tre. Sos raccolti

                      Vaccino, l’obbligo per gli over 50, introdotto dal decreto approvato dal Cdm il 5 gennaio 2022, interessa più di un lavoratore su tre (34%) in agricoltura. Lo annuncia Coldiretti analizzando i dati Inps e sottolineando come sia molto forte, nel settore agricolo, la presenza di stranieri provenienti da Paesi dove vengono utilizzati sieri non riconosciuti in Italia. Questo comporterà il rischio di una mancanza di manodopera in fase di raccolto, con conseguente difficoltà nel garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione, specie in un momento in cui, con la pandemia, si è aperto uno scenario di incertezza, accaparramenti e speculazioni

                      Dalla Redazione

                      Vaccino Coldiretti Covid, il Governo ha approvato ieri l’ennesimo provvedimento per tentare di fermare la crescita senza fine dei contagi, introducendo l’obbligo vaccinale per gli over 50, che potranno andare al lavoro solo se in possesso del super green pass, ovvero se immunizzati o guariti dalla malattia. Se guardiamo al settore agricolo, questo provvedimento riguarda oltre 350 mila i lavoratori con più di 50 anni, sul totale di 1,046 milioni: lo afferma Coldiretti in base a un’analisi su dati Inps, dalla quale emerge peraltro che la categoria tra i 50 ed i 55 anni è la più numerosa. Analisi che mette in luce un problema fondamentale: a livello nazionale i lavoratori stranieri che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura provengono da ben 155 Paesi diversi, fornendo il 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. In molti casi si tratta di Paesi in cui è stato autorizzato il vaccino russo Sputnik, ma non mancano gli stranieri immunizzati con il siero cinese Sinovac, che non sono riconosciuti in Italia ed in Europa.

                      “Con la piena ripresa delle attività agricole è facile dunque prevedere l’accentuarsi della mancanza di lavoratori necessari nelle campagne per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione – sottolinea la Coldiretti -, in un momento in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di incertezza, accaparramenti e speculazioni che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali come l’energia e il cibo”.

                      In questo contesto, prosegue l’associazione, va segnalato che le difficoltà negli spostamenti dei lavoratori alle frontiere, per effetto della pandemia, ha ridotto la presenza di lavoratori stranieri ed aumentato quella degli italiani che sono tornati a considerare il lavoro in agricoltura una interessante opportunità. Pertanto, “per favorire un cambio generazionale in un momento di crescente interesse per il lavoro in campagna a contatto con la natura è importante introdurre strumenti di flessibilità che consentano ai giovani italiani di fare un’esperienza in agricoltura dove, accanto alle figure tradizionali come potatori di alberi da frutta, olivi e vigne, o ai trattoristi, si investa nella rivoluzione digitale, con gli investimenti in droni, gps, robot, software e internet delle cose per combattere i cambiamenti climatici, salvare l’ambiente e aumentare la sostenibilità delle produzioni”.

                      “Per cogliere questa opportunità e garantire l’adeguata copertura degli organici necessari a salvare i raccolti è urgente dunque adottare, con strumenti concordati con i sindacati, che consentano anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che chiede “un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività di un lavoro legato all’andamento climatico sempre più bizzarro”.

                      “La pandemia ha accelerato il fenomeno del ritorno alla terra e maturato la convinzione comune che le campagne siano oggi capaci di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale – conclude Prandini -, sia per chi vuole intraprendere che per chi vuole un lavoro al contatto con la natura.  Per cogliere questa opportunità servono norme per la semplificazione delle assunzioni”.

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