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                      Yuka, via libera anche in Italia alla app per la spesa consapevole

                      Nata in Francia, Yuka è un’applicazione per smartphone che valuta gli alimenti (e i cosmetici) secondo la scala a semaforo del Nutriscore, contro il quale l’Italia si batte da sempre perché “semplicistico e fuorviante”. È arrivata in Italia nel 2021 ma ha raccolto subito resistenze, tra cui quella dell’Antitrust che, incalzato da Confagricoltura, ha aperto un’istruttoria conclusasi a luglio scorso con un via libera alla diffusione nel nostro Paese. In cambio però Yuka si è impegnata a spiegare in modo più trasparente come interpretare i colori

                      Dalla Redazione

                      Anche se i più non l’hanno mai sentita nominare, sono in realtà ben tre milioni gli italiani che l’hanno provata almeno una volta per avere consigli sui prodotti alimentari da mettere nel carrello, con un semplice tocco. E ora potranno continuare a utilizzarla per fare la spesa, dopo che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha dato il via libera alla sua diffusione anche in Italia. Stiamo parlando di Yuka, l’app che dà una valutazione nutrizionale e salutistica sui prodotti alimentari – e sui cosmetici – venduti al supermercato, nata in Francia, dove è utilizzata con successo già da anni, e disponibile negli store digitali italiani dal 2021, anche se fino ad oggi il suo utilizzo nel nostro Paese ha riscontrato molte resistenze.

                      L’Antitrust infatti – su segnalazione di Confagricoltura – aveva ha inizialmente espresso perplessità sui punteggi che l’app assegna ai prodotti tramite il famigerato metodo “a semaforo” del tanto criticato Nutriscore (leggi qui), e ne ha sconsigliato l’utilizzo, temendo che le sue valutazioni sulla salubrità di un alimento venissero considerate assolute, senza tenere conto delle esigenze e dello stile alimentare e di vita di ogni individuo. Si è aperta quindi un’istruttoria che ha diviso i sostenitori francesi e i detrattori italiani (oltre all’Antitrust e a Confagircoltura, anche il Mise si è espresso a sfavore di Yuka) conclusasi con un via libera alla diffusione in Italia, previo impegno da parte della app francese nell’effettuare alcune migliorie e chiarimenti.

                      Come funziona quindi Yuka? Il meccanismo è semplice: una volta scaricata sul telefono, basta inquadrare il codice a barre di un prodotto per avere in un istante informazioni dettagliate sui suoi componenti e sull’impatto che questo può avere sulla salute. Per rendere la cosa più intuitiva, l’app assegna un punteggio che va da scarso (pallino rosso) a eccellente (pallino verde). Per quanto riguarda il cibo, Yuka fornisce il suo giudizio sulla base di alcuni elementi: calorie, zuccheri, sale e grassi saturi, proteine e fibre. Un’altra caratteristica di quest’applicazione è il non limitarsi solo ad assegnare un parere, promuovere o bocciare un alimento: Yuka suggerisce anche le alternative migliori, permettendo di risparmiare tempo nella ricerca tra gli scaffali.

                      Quindi il Nutriscore resta sempre bocciato in Italia, ma Yuka ha il via libera? Secondo Confagricoltura e il Mise il metodo a semaforo rischia di creare una dicotomia tra cibi buoni e cattivi, convincendo il consumatore che quelli cattivi debbano essere evitati a prescindere dalle quantità, dalla frequenza con cui li mangia, dal regime alimentare e dallo stile di vita. L’altra accusa: nella valutazione entrava anche la presenza o meno di additivi e il metodo biologico, i cui effetti benefici secondo Confagricoltura non sono supportati da solide basi scientifiche. Proprio additivi e metodo biologico sono invece uno degli elementi che differenziano il semaforo di Yuka da quello di Nutriscore, precisa Repubblica. L’altra differenza è che Yuka trasforma i punteggi di Nutriscore in una scala da 0 a 100, rendendola quindi meno categorica. I francesi hanno spiegato che proprio grazie a questo accorgimento la Coca Cola zero, pizze farcite surgelate e sandwich ottengono su Yuka un “mediocre”, pari alla lettera D del Nutriscore, mentre sul Nutriscore “puro” sono valutati con la B.

                      A conclusione del provvedimento dell’Antitrust, Yuka ha quindi preso alcuni impegni per rendere più trasparenti le informazioni per il consumatore, precisando innanzitutto che il metodo “si ispira a studi scientifici e, quanto alle caratteristiche nutrizionali, al metodo Nutriscore, ma non è stata preventivamente approvata dalle autorità sanitarie, né si risolve in una mera applicazione del metodo Nutriscore”; ha tradotto anche in italiano tutte le informazioni relative al Nutriscore; ha sostituito in tutte le pagine le espressioni “elementi negativi” ed “elementi positivi” con un più morbido “elementi da limitare” ed “elementi da favorire”. Inifine, sia all’apertura della app che nella sezione “metodo di valutazione” Yuka spiega che “la valutazione non esprime un giudizio assoluto sulle proprietà salutistiche del prodotto. Il punteggio deve quindi essere considerato alla luce dello stile di vita seguito dal consumatore, delle sue caratteristiche fisiche e dei suoi specifici bisogni alimentari, nonché del quantitativo e della frequenza di consumo”.

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