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                      World Vegan Day: dal 2019 a oggi cresce del 59% la richiesta di ortofrutta

                      Good looking woman standing in front of vegetable shelves choosing what to buy.

                      Nell’ultimo anno triplicano le promo di prodotti vegani, la ricerca di frutta e verdura aumenta del 59% mentre crollano del 38% le ricerche di carne dal 2019 a oggi: dato che fa riflettere visto che nella seconda metà del XX secolo il consumo di carne è quintuplicato a livello mondiale. Questi alcuni dei dati emersi dalla ricerca di Tiendeo.it in occasione del World Vegan Day che si celebra il 1 novembre. Alla base la consapevolezza dei consumatori di ricercare prodotti meno impattanti sull’ambiente, sia a livello di deforestazione, di CO2 emessa che di consumo idrico: secondo l’Unesco, ad esempio, per produrre un grammo di proteine da carne bovina occorre una quantità di acqua 6 volte superiore a quella necessaria per produrre un grammo di proteine da legumi

                      Dalla Redazione

                      vegan

                      Aumenta sempre più il numero delle persone che decidono di convertirsi a un regime alimentare vegetariano o vegano. Di queste, la maggior parte sono spinte da ragioni etiche e ambientaliste, al fine di contrastare le conseguenze della produzione globale dei prodotti animali sul pianeta. Infatti, secondo i dati della FAO, nella seconda metà del XX secolo, il consumo di carne si è moltiplicato per cinque a livello mondiale (1950: 45 milioni di t/anno, 2000: 233 milioni di t/anno).

                      In occasione del World Vegan Day, che si celebra il giorno 1 di novembre, Tiendeo.it, compagnia leader nei servizi drive-to-store per il settore retail ed esperti in cataloghi digitali, ha preso in esame i dati degli ultimi tre anni relativi alle ricerche di carne e di frutta e verdura, oltre a quelle specifiche di prodotti vegani. I risultati sono uno specchio della tendenza globale, che promuove un consumo responsabile di prodotti a base di carne, recuperando abitudini alimentari che includano alternative vegetariane e al tempo stesso nutritive.

                      Crescono le ricerche di frutta e verdura, diminuiscono quelle della carne. Da un’analisi dei dati relativi agli ultimi tre anni infatti, si registra un aumento del 59% rispetto al 2019 di ricerca di frutta e verdura. Tendenza che già si delineava in modo chiaro nel 2020, con un aumento del 53% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda invece la carne, nel 2020 si è registrata una diminuzione del 7% nelle ricerche dei consumatori, mentre nel 2021 il salto è stato decisamente importante, con un crollo del 38% rispetto ai dati del 2019.

                      Parallelamente, le offerte di prodotti vegetariani e vegani triplicano nell’ultimo anno: sono in molti i consumatori che introducono alimenti vegetariani e vegani all’interno della propria alimentazione, e i retailer lo sanno, sono infatti sempre più presenti offerte di prodotti vegetariani e vegani all’interno dei volantini dei retailer. Inoltre, la tendenza a ricercare prodotti vegetariani e vegani è trasversale tra la popolazione italiana. L’analisi svolta da Tiendeo si basa sull’intervallo di dati da gennaio 2020 a settembre 2021, e il grafico mostra chiaramente il cambio di scenario a cui stiamo assistendo: mettendo a confronto ad esempio settembre 2020 e settembre 2021, la crescita di promo di prodotti vegetariani e vegani è del 182%.

                      A generare preoccupazioni è soprattutto l’impronta idrica della produzione di prodotti animali (ovvero il volume totale di acqua dolce impiegata per produrre un prodotto). Per prendere due estremi, l’impronta idrica data dalla produzione di carne di manzo è di 15.400 litri per kg, mentre quella del pomodoro è di 200 litri per kg. Secondo l’Unesco-IHE Institute for Water Education, per produrre un grammo di proteine da carne bovina occorre una quantità di acqua 6 volte superiore a quella necessaria per produrre un grammo di proteine da legumi. Ma non è tutto, perché vi sono ripercussioni anche sulla deforestazione, la degradazione del suolo e sulle di emissioni di CO2. Per avere un’idea dell’impatto delle nostre abitudini alimentari sulla produzione di gas serra, basta pensare che le principali 20 aziende zootecniche del mondo emettono in totale 932 milioni di tonnellate di CO2, ovvero più di quanto emesso da stati come Regno Unito, Germania o Francia (la Germania, il più inquinante, ne produce 902 (Meat Atlas 2021). Sono dati che fanno riflettere e che stanno portando a uno spostamento degli interessi dei consumatori, dettati da scelte responsabili in fatto di consumi e alimentazione.

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