L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA

                      AgroFresh, la mela nel mondo. Nuove cultivar, varietà club e big player futuri

                      honeycrisp-apples
                      Al convegno “La mela nel mondo” organizzato da AgroFresh si è parlato in particolare dello sviluppo della melicoltura nell’Est Europa e dei Paesi che saranno i nuovi competitor sul mercato mondiale. “La Polonia è la bilancia della produzione melicola nel Vecchio Continente”, sono le parole di Walter Guerra del Centro di Sperimentazione di Laimburg. È il Paese con la maggiore estensione di superfici coltivate, “ha un’agricoltura tecnologicamente avanzata e dal punto di vista varietale si sta sviluppando per affrontare il mercato indiano, cinese e nordafricano”, gli ha fatto eco Jochen Kager, responsabile commerciale Europa, Meaddle East e Nordafrica di AgroFresh. Poi ci sono da tenere d’occhio i Paesi Balcani: “sono in forte crescita e hanno le porte aperte per la Russia”

                       

                      di Carlotta Benini

                       

                      Jochen Kager, commercial manager Europa, Meaddle East e Nordafrica di AgroFresh (copyright: Fm)

                      Si è svolto giovedì 20 aprile a Castelvetro di Modena, nella suggestiva cornice dell’Acetaia Opera2, l’happening annuale di AgroFresh Italia, filiale della società americana leader mondiale nel settore delle tecnologie avanzate per i mercati ortofrutticoli e agricoli, che quest’anno ha puntato i riflettori su “La mela nel mondo”. Ad aprile i lavori è stato Ivo Secchi, account manager per l’Italia, che ha salutato il folto pubblico accennando ai progetti innovativi che l’azienda sta sviluppando: SmartFresh ProTabs in primis, la nuova evoluzione “green” del trattamento utilizzato in post raccolta per aumentare la shelf life della frutta, in particolare mele, pere e kiwi, pronta a entrare in uso nel 2018. Ma anche Harvista, l’avanzata tecnologia di pre-raccolta per le mele e le pere, e RipeLock, l’innovativo sistema di qualità post-raccolta per le banane. Lo ha affiancato nei saluti e poi ha moderato il convegno Flavia Succi, technical manager  di AgroFresh Italia.

                       

                      Di nuove varietà, nuovi trend, mele club e sistemi produttivi emergenti ha parlato Walter Guerra, responsabile del gruppo di lavoro di Pomologia del Centro di Sperimentazione di Laimburg, che ha fatto una panoramica generale sulla produzione melicola a livello mondiale. Lo abbiamo intervistato per capire in quali direzioni sta andando l’innovazione varietale e quali sono gli spazi che il mercato può riservare alle nuove cultivar (leggi qui).

                       

                      L’assortimento varietale nel mondo e nei Paesi dell’UE 28

                      Durante il suo intervento al convegno ha parlato dell’assortimento varietale globale e in UE 28 (vedi tabelle in foto), sottolineando che le commodity in crescita per i prossimi dieci anni sono Gala e Jonagold (previsto un incremento rispettivamente del 4% e 3% entro il 2025).

                       

                      Le varietà club nel mondo sono circa 40, Pink Lady e Kanzi sono quelle che hanno più incidenza a livello globale. Se guardiamo all’Europa, le cultivar cosiddette “managed” sono considerate una strategia per la diversificazione, ma le tendenze sono diverse. Se la Germania ad esempio è stata fino ad oggi un po’ scettica, ma si sta aprendo (ha infatti importanti impianti di Kanzi e Kiku, solo per citarne alcune), L’Olanda al contrario è il Paese con la più estesa superficie destinata a mele club, che rappresentano il 20% della produzione nazionale. In Italia siamo intorno al 5-10% sul volume totale.

                       

                      Walter Guerra, responsabile gruppo di lavoro di Pomologia Centro di Sperimentazione di Laimburg

                      Novità varietali di rilievo arrivano anche da Oltre Oceano. “Le otto mele più discusse in questo momento negli Stati Uniti sono Honey Crunch, Sweet Tango, Pazazz, Ever Crisp, Snap Dragon, Cosmic Crisp, Rave e Sugar Bee Apple. – ha spiegato Guerra – Si tratta di mele prevalentemente dolci, con una texture particolare, che trovano un buon riscontro presso il consumatore”. “In Europa abbiamo fatto le prime prove con Sweet Tango – continua – e proprio la settimana scorsa abbiamo fatto un primo impianto di Cosmic Crisp, la grande scommessa degli americani”. Poi c’è Arctic Apple, la mela transgenica messa a punto tra Canada e Stati Uniti, che non ossida. “Avrà un futuro?”, chiedono dalla platea, a margine dell’intervento di Guerra. “C’è molta cautela.- è la risposta del referente del Centro di Sperimentazione di Laimburg – Inoltre l’innovazione c’è fino a un certo punto, a mio avviso. La non ossidazione potrebbe essere interessante per il fresh cut, ma non tanto per il consumatore. La vera innovazione? Io credo che stia nella produzione di nuove varietà resistenti alla ticchiolatura e ad altri tipi di malattie”.

                       

                      Infine Walter Guerra ha dato uno guardo alla sua terra, l’Alto Adige. “Un territorio che continua sulla strada dell’innovazione varietale. – ha concluso – Il 10% delle superfici (1.655 ettari su 18 mila) è destinato a varietà club”. Fra le novità messe a dimora si contano le varietà Bonita, yello, Isaaq, Story, Natyra, Sweetango e Crimson Snow.

                       

                      Kager ha tenuto un focus sui Paesi dell’Est Europa, futuri competitor della melicoltura italiana

                      Un capitolo a parte va dedicato all’Est Europa, dove si stanno sviluppando quelli che saranno i futuri competitor diretti per la melicoltura italiana. “La Polonia è la bilancia della produzione europea”, ha sottolineato Walter Guerra nel suo intervento. Con 160 mila ettari è il Paese con la maggiore estensione di superfici coltivate a melo.

                       

                      Ha approfondito le dinamiche produttive di questi Paesi Jochen Kager, responsabile commerciale di AgroFresh per Europa, Meaddle East e Nordafrica.  “La Polonia ha una superficie melicola enorme. – ha esordito Kager – L’agricoltura è in forte cambiamento, altamente modernizzata, e può crescere ancora. La produzione polacca sta sviluppando il suo assetto varietale per poter affrontare il mercato indiano, cinese e nordafricano”.

                       

                      La Russia produce melo su quasi 210 mila ettari, con una resa media di circa 15 tonnellate per ettaro. I primi impianti cosiddetti “high density”, secondo il modello olandese o italiano, sono partiti già 15 anni fa nella zona di Krasnodar e in Crimea. Industriali, proprietari di catene di supermercati, ma soprattutto aziende private si sono rivolte all’Europa per trovare know how per modernizzare le vecchie strutture e investire su ampie superfici. Dal 2014 si stano sviluppando progetti che portano a una crescita fino a 1.800-2.000 ettari annui.

                       

                      Adam Paradowsky, manager di AgroFresh per l’Est Europa, insieme a Flavia Succi

                      La Bielorussia non è grande produttore di mele, la Crimea invece, per il clima, ha delle grandi potenzialità. “Ha poche aziende, ma di vaste dimensioni, con vivai enormi, capaci di produrre 2 milioni di piante all’anno”, ha sottolineato Kager.

                       

                      “I Balcani – ha aggiunto – sono i Paesi a cui dobbiamo prestare molta attenzione. Non solo la Serbia, ma anche la Croazia e la Macedonia si stanno espandendo e non si fermeranno se continuano a trovare le condizioni di mercato di cui godono oggi. Ricordiamoci che possono esportare senza dazio e ufficialmente in Russia”.

                       

                      In definitiva, cosa rende così competitiva la produzione melicola dell’Est Europa? “Climaticamente è una zona molto vocata. – ci ha spiegato Kager – Hanno costi di produzione che sono molto più bassi dei nostri e, soprattutto, la loro è un’agricoltura nuova. Grazie a fondi bancari o di privati, hanno la possibilità di investire in strutture di grandissime dimensioni, e sono molto razionali, efficienti e organizzati”. L’espansione di questi Paesi è quindi un rischio per i grandi produttori europei come l’Italia. “Questo è un monito. – ha concluso – Dobbiamo prepararci a questi futuri cambiamenti essendo più innovativi, più veloci. Investendo su qualità e su varietà nuove, sulle mele club che nell’Est Europa non ci sono. Dobbiamo puntare molto su queste, trovarne delle migliori, investire in maniera giusta e lanciarle anche sul mercato, in modo che vengano accolte bene dal consumatore”.

                       

                      Il convegno si è concluso con l’intervento di Adam Paradowsky, manager di AgroFresh per l’Est Europa, che ha tenuto un focus su come l’embargo ha influito sugli scenari produttivi in Russia, Polonia e Ucraina.

                       

                      Copyright: Fruitbook Magazine