di Carlotta Benini
Il detto “Piove sul bagnato” si è tristemente tradotto da metafora in realtà, per i produttori del ragusano e del siracusano, che i giorni scorsi hanno visto le loro colture orticole letteralmente spazzate via dagli eventi atmosferici estremi che tra l’8 e il 9 febbraio hanno colpito l’isola (leggi qui). Un violento nubifragio con raffiche di vento fortissime – si parla di uragano mediterraneo – si è abbattuto in particolare sulla fascia orientale e costiera della Sicilia, colpendo a macchia di leopardo le campagne e causando danni molto ingenti ad alcune aziende agricole.
Lato consumatore, la conseguenza immediata di questi fenomeni avversi è stata la mancanza di prodotto sui banchi del supermercato: nel weekend appena trascorso nel reparto ortofrutta di alcuni punti vendita della Gdo erano esposti dei cartelli che avvisavano la clientela che, a causa del forte maltempo al Sud, alcuni prodotti potevano essere mancanti. Di fatto niente insalate, poche melanzane e zucchine, prezzi alle stelle.
“In tutta la fascia trasformata, nell’area da Siracusa a Pachino fino a Vittoria, Mazzarrone e Santa Croce i danni sono enormi”, ci racconta a proposito della situazione sul territorio Elisabetta Deluca, imprenditrice agricola dell’azienda San Lorenzo di Pachino , socia dell’Associazione Nazionale le Donne dell’Ortofrutta. La sua azienda fortunatamente si è salvata dai danni, ma la fotografia nelle campagne intorno è a tinte scure. “Con i violenti nubifragi della scorsa settimana i fiumi hanno rotto gli argini e intere colture in pieno campo come la lattuga iceberg nel siracusano sono state disperse, con ingenti perdite anche per agrumeti e limoneti – dice -. Inoltre chi ha messo a dimora in anticipo i nuovi impianti di orticole si è visto spazzare via tutto, con serre completamente divelte o schiacciate. In questo momento scarseggia il pomodoro, sia a Pachino che in tutta la fascia trasformata, e mancano la melanzana e la zucchina”.
L’imprenditrice di Pachino ricorda anche la crisi che sta colpendo i produttori del cosiddetto “oro rosso” siciliano, che – stretti nella morsa tra calo dei consumi, aumento dei costi, meteo anomalo e concorrenza sleale dei paesi extra europei – durante i mesi scorsi si sono visti costretti, in alcuni casi, a lasciare il prodotto a marcire sulle piante nelle serre del ragusano e siracusano, perché il mercato non lo richiedeva, i consumi erano ridotti al minimo e il prezzo non remunerava neanche il costo per la raccolta (leggi qui la news).
“A dicembre non si è venduto nulla o comunque lo si è fatto a prezzi bassissimi – continua l’imprenditrice agricola siciliana raccontando la situazione di alcune realtà del territorio -, quindi molte aziende a gennaio hanno deciso di estirpare tutto e avviare in anticipo la seconda campagna, con nuovi trapianti di pomodoro o di mini anguria. Oggi parte di questi trapianti è stata spazzata via”.
Solitamente gennaio e febbraio sono dei mesi di produzione; adesso, con i danni causati dall’anomala ondata di maltempo, la scarsità di offerta si prospetta più importante e protratta nel tempo.
“Nell’area di Vittoria i danni sono a macchia di leopardo – ci racconta Patrizia Manghi, division operations manager di Sal Frutta, azienda reggiana che ha terreni nelle aree vocate del ragusano, dove produce melanzane, peperoni, zucchine e pomodori -. Ci sono aziende, come la nostra, che fortunatamente si sono salvate e altre completamente allagate. Serre inagibili, trapianti distrutti… In alcune serre l’acqua arrivava fino al tetto”.
Fondamentale, di fronte ai cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo l’agricoltura, è fare prevenzione. “Da anni nelle nostre aziende in Sicilia abbiamo realizzato sistemi di scolo per governare le acque piovane – continua Patrizia Manghi, socia anche lei delle Donne dell’Ortofrutta – e questo ci ha permesso di salvare le nostre serre dall’alluvione”.
Dello stesso parere un’altra Donna dell’Ortofrutta, Nuccia Alboni, responsabile amministrazione e marketing della cooperativa Ortonatura, nota per il marchio Melanzì: anche lei conferma l’importanza di investire su sistemi di prevenzione, specie con il susseguirsi di eventi climatici estremi “i cui effetti sono difficili da prevedere e di fronte ai quali non si è mai abbastanza preparati”, dice. “La nostra azienda – racconta l’imprenditrice di Vittoria – si trova in posizione più rialzata rispetto ad altri terreni che sorgono nei pressi dei fiumi che i giorni scorsi sono esondati. Questo, unitamente ai sistemi di sgombro dell’acqua che abbiamo realizzato lungo le mura di cinta, ci ha permesso di uscire indenni dal nubifragio, e anche il vento fortunatamente non ha causato danni alle nostre strutture”.
Alluvioni e raffiche di vento che si sono abbattuti sulla Sicilia Sud Orientale hanno distrutto anche molte colture fuori suolo: gli impianti in idroponica sono stati allagati e i panetti di fibra di cocco utilizzati come substrato fertile sono danneggiati e da sostituire.
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