di Eugenio Felice
È sconcertante. Nel pieno della peggiore emergenza sanitaria dai tempi dell’influenza spagnola degli anni Venti del secolo scorso, con la Protezione Civile che annuncia il nuovo record giornaliero di decessi, a poche anime dalle 1.000 unità, parte della distribuzione moderna non solo si ostina a fare promozioni in un settore delicato e in balia dalle condizioni atmosferiche come quello orticolo, ma parla più o meno apertamente di possibile speculazione da parte dei fornitori. Proprio il 27 marzo, giorno in cui scriviamo, Coop Alleanza 3.0 ha dichiarato di bloccare per due mesi i prezzi dei prodotti confezionati industriali, compresa IV e V gamma, frutta secca e legumi secchi, misura che vale per tutto il mondo Coop Italia e adottata anche da Carrefour: “Alleanza 3.0 – si legge nella nota – nell’ambito della decisione nazionale di Coop annuncia prezzi fermi per 2 mesi, fino al 31 maggio prossimo. Coinvolti tutti i prodotti confezionati industriali sia a marchio Coop che di tutte le altre marche. In una fase di emergenza Coop si impegna ad agire sia a monte, verso i fornitori, che a valle, verso i consumatori, per garantire la stabilità dei prezzi e delle remunerazioni dei diversi attori della filiera. Per questo motivo Coop sta contattando i fornitori di propri prodotti a marchio al fine di operare insieme per il contrasto di ogni logica speculativa“. Anche in ortofrutta, nelle ultime settimane, non sono mancate le e.mail di buyer della GDO che raccomandavano di mantenere i prezzi calmierati, nonostante il coronavirus.
Le promozioni di alcuni ortaggi come le zucchine o le carote sono oggi del tutto anacronistiche. Se chiedete a un buyer della GDO come mai si fanno, non vi sanno dare una risposta nemmeno loro. Si sono sempre fatte, si fanno anche se in perdita per il fornitore e lo stesso distributore, come succederà in questi giorni di fine marzo per carote e zucchine. Punto. Se chiedete a febbraio a un produttore di zucchine il prezzo per una promozione da fare in aprile, se è onesto vi dirà che è più facile azzeccare i numeri al lotto. Tutto dipende dal clima e nessuno può prevederlo con 10 giorni di anticipo, figuriamoci con due mesi di anticipo. Pioggia, freddo, vento… tutte variabili incontrollabili. Signori, non ci siamo. Uscire come fanno nei giorni tra fine marzo e inizio aprile MD e Lidl con una promozione sulle carote ed Eurospin dal 30 marzo al 5 aprile con una promozione sulle zucchine – solo per citare tre esempi, non ce ne vogliano le insegne – è quanto di più irrazionale ci possa oggi essere nel già distorto e isterico mercato ortofrutticolo. Perché? Semplice, il prodotto non c’è. La Sicilia è sott’acqua da alcuni giorni ed è oggi l’unica zona d’Italia che può fornire carote fresche, oltre alla Sardegna che però ha ancora una produzione limitata. Prima di mercoledì 1 aprile non arriverà nulla dalla Sicilia, zero. Per le zucchine di origine Sicilia stesso discorso, Fondi oltre al maltempo ha il problema del coronavirus, è zona rossa e ha pochissimo prodotto.
“Piove da lunedì 23 marzo in Sicilia. Mercoledì 25 solo a Siracusa ha fatto 150 millilitri di acqua. Venerdì ha anche grandinato. Sono previste piogge anche nel fine settimana. In queste condizioni non si raccoglie. Vuol dire che in Sicilia non possiamo spedire carote novelle prima di mercoledì 1 aprile. I campi sono zuppi e non si può entrare con le macchine, anche per la tipologia di terreno. In tutta la regione siamo completamente fermi”, ci spiega un operatore di primo piano del settore carote. E senza la Sicilia, significa che l’Italia resta a secco, non avendo altra fonte di approvvigionamento in questo periodo. “La produzione in zona Chioggia è terminata e così a Fiumicino. La Sardegna ha una produzione di qualità ma limitata. Non ho idea di come faranno nei prossimi giorni i gruppi distributivi ad avere il prodotto italiano – questa l’origine annunciata su alcuni volantini – per andare in promozione. Faranno fatica a procurarsi prodotto dall’Olanda di mediocre qualità, anche la Spagna ha alcuni problemi in produzione oltre a quelli noti legati al coronavirus, ora in fase esplosiva”. Oltretutto a che prezzi: Lidl carote Italia a 0,75 euro al chilo, MD carote di origine ignota a 0,59 euro per 500 grammi. Saltando di carote in zucchine, Eurospin esce nel volantino con le zucchine di origine ignota – anche qui: vogliamo parlare di trasparenza? – a 1,29 euro al chilo quando per quelle spagnole servono almeno 2,00-2,30 euro al chilo e quelle italiane praticamente non ci sono.
“È inspiegabile“, continua l’operatore. “Non c’è né etica né professionalità in queste promozioni, che andrebbero fatte quando c’è troppo prodotto, tanto da buttarne via, non quando manca completamente, come è ora il caso delle carote. Oltretutto con costi che nelle ultime settimane sono cresciuti significativamente perché siamo nel pieno della pandemia da coronavirus. Parliamo della logistica: per un camion completo dalla Sicilia al nord Italia, i trasportatori chiedevano fino al 20 marzo, prima del crollo dell’offerta a causa del maltempo, il 30% in più perché poi dovevano tornare vuoti. Parliamo delle misure sanitarie, con parte del personale che ha preferito stare a casa, molteplici adeguamenti del magazzino di lavorazione, reperimento di mascherine a altri dispositivi di protezione, acquisto di bagni chimici per i trasportatori e potrei andare avanti. Nessuno di questi maggiori costi viene riconosciuto dai gruppi della grande distribuzione italiana, un comparto che sta crescendo di oltre il 20% in questa crisi. Il prezzo viene fatto sempre da loro. Gli operatori sono allo stremo, stanno facendo i salti mortali per permettere agli italiani di trovare sui banchi ortofrutta fresca, preferirebbero anche loro starsene sul divano in attesa che passi l’emergenza, invece sentono la responsabilità del loro ruolo. E dall’altra parte? Troviamo parte della grande distribuzione che non vuole ascoltare le nostre richieste. Anche i grandi giornali iniziano a dire che è a rischio la fornitura di frutta e verdura in tutta Europa. A forza di tirarla, la corda si rompe”.
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