Continua il dibattito sui materiali da imballaggio nella filiera ortofrutticola. Dopo gli spunti raccolti dai leader dei cestini in plastica Nespak (leggi qui) e Infia (leggi qui) e da Rivoira (leggi qui), che insieme a Bio-on ha messo a punto una nuova bioplastica derivante dagli scarti agricoli, arriva un nuovo contributo dalla filiera del legno. A prendere parola questa volta sono Assoimballaggi, l’associazione di categoria che fa capo a FederlegnoArredo, e Rilegno, il Consorzio nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclo degli imballaggi in legno. Ogni anno in Italia vengono immesse al consumo 450 milioni di cassette in legno, che a fine vita vengono raccolte e avviate al riciclo e recupero

di Gennaro Buonauro, segretario generale di Assoimballaggi

Le cassette ortofrutticole rappresentano un imballaggio sostenibile e green in grado di garantire una reale economia circolare. L’Italia vanta ben 150 aziende produttrici presenti su tutto il territorio nazionale, rappresentate da Assoimballaggi, l’associazione di categoria che fa capo a FederlegnoArredo. Tali aziende danno lavoro a oltre mille famiglie e producono ogni anno circa 450 milioni di pezzi collocando il nostro Paese nei primi posti della classifica mondiale dei produttori di cassette in legno per ortofrutta.

I 450 milioni di cassette immesse al consumo ogni anno in Italia sono parte di un sistema circolare grazie all’attività di Rilegno, il Consorzio nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclo degli imballaggi in legno. Gli utilizzatori come grossisti, commercianti, cooperative, centri di trasformazione, grande distribuzione possono contare, nella gestione del fine vita, sull’attività di Rilegno che vanta ben 416 piattaforme private e convenzioni con oltre 4.500 Comuni. Anche per le cassette di legno parliamo, come per tutti gli altri imballaggi di legno, di una vera e propria economia circolare perché dopo il loro utilizzo diventano nuova materia prima.

Le cassette in legno sono un imballaggio diffuso nel settore ortofrutticolo, perché il legno per sua natura è un materiale adatto al contatto alimentare. Gli studi LCA promossi da Assoimballaggi e Rilegno evidenziano che le cassette in legno, rispetto ad altre tipologie di cassette, risultano avere il più basso impatto ambientale dal punto di vista emissivo (gas ad effetto serra, eutrofizzazione, acidificazione, rilascio di smog fotochimico) e dell’eco-tossicità. Infatti, produrre legno significa anche sottrarre all’atmosfera parte del carbonio, corresponsabile, sotto forma di anidride carbonica, dell’effetto serra, stoccandolo in prodotti e manufatti e significa inoltre contribuire al perseguimento di importanti obiettivi per la collettività, quali la mitigazione dei cambiamenti climatici e il miglioramento ambientale e paesaggistico dei territori rurali.

Va sottolineato, inoltre, che a monte della filiera delle cassette in legno vi è la pioppicoltura. E la coltivazione del pioppo, oltre ad essere una fonte di approvvigionamento di legno, svolge importanti funzioni paesaggistiche e ambientali: può essere impiegata come frangivento, costituisce parte della rete ecologica, assorbe anidride carbonica, svolge un effetto tampone nei confronti delle sostanze inquinanti veicolate nelle soluzioni circolanti nel terreno, riduce l’erosione del suolo nelle fasce fluviali in occasione di eventi di piena, può essere utilizzata per fitodepurare aree inquinate.

L’intera filiera della cassetta in legno, dalla pioppicoltura, alla produzione delle cassette stesse, fino al loro fine vita, rappresenta dunque un perfetto esempio di economia circolare.

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