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                      Plastica, Infia: “Lavoriamo per innovazioni tecnicamente valide, non emozionali”

                      Alla luce della nuova normativa europea che impone scelte precise sull’uso della plastica e sulla sostenibilità della produzione, quali sono le alternative valide per un certo tipo di packaging ortofrutticolo? “Non vediamo l’urgenza di inventare soluzioni alternative che hanno sostanzialmente un valore emozionale, ma non rappresentano un’innovazione dal punto di vista tecnico e non garantiscono le stesse performance in termini di protezione del prodotto e di sicurezza alimentare”. A dire la sua è Riccardo Zoffoli, project & quality manager di Infia, che si inserisce nel dibattito che nelle settimane scorse ha animato gli operatori del settore (leggi qui)

                       

                      di Carlotta Benini

                       

                      infia packaging plasticaImballaggi in plastica, siamo giunti alla fine? È lo spunto di riflessione che ci ha lanciato Alberto Maso, direttore vendite Italia packaging ortofrutta di Nespak, lanciando una piccola provocazione sul “massiccio attacco mediatico” che questo materiale sta subendo da quando la comunità europea si è impegnata a togliere dalla circolazione alcuni prodotti plastici monouso e a promuovere l’utilizzo di soluzioni biodegradabili ed eco-sostenibili, al fine di contrastare l’emergenza ambientale degli oceani. “Dopo aver riflettuto un attimo sulla presenza della plastica nella nostra vita quotidiana, molto probabilmente ci accorgeremmo che questa assenza potrebbe significare un salto nel passato di quasi un secolo”, scriveva Maso in una lettera alla nostra redazione (leggi qui), che ha acceso il dibattito raccogliendo la pronta risposta di un atro operatore del settore, Marco Rivoira, executive manager del Gruppo Rivoira, protagonista insieme a Bio-on di un nuovo progetto – Zeropack – che prevede l’utilizzo di una bioplastica derivante da scarti agricoli per la produzione di packaging per frutta e verdura fresche.

                       

                      Alla luce della nuova normativa europea che oggi impone scelte precise sull’uso della plastica e sulla sostenibilità della produzione, quali sono dunque le alternative valide ed eco-sostenibili per il settore del packaging per alimenti, a partire da quello per l’ortofrutta? E soprattutto, ci sono alternative tecnicamente valide? A questa domanda ci ha risposto, dandoci un suo contributo sul tema, Riccardo Zoffoli, project & quality manager di Infia, azienda di Bertinoro (Fc) leader internazionale dei cestini in plastica per frutta e verdura fresca.

                       

                      “La nuova normativa comunitaria sulla plastica ci riguarda solo parzialmente (dai prodotti monouso banditi dall’UE sono infatti esclusi i cestini per l’ortofrutta, che possono essere regolarmente prodotti e utilizzati lungo la filiera, a patto di un progressivo e crescente impegno per il riciclo e per l’utilizzo di materiali sostenibili, riciclabili, compostabili o riutilizzabili, ndr), tuttavia l’impegno per garantire processi produttivi sempre più sostenibili e per comunicare correttamente i valori della nostra filiera resta per noi una priorità”, esordisce Zoffoli.

                       

                      Zoffoli Infia packaging plastica

                      A destra Riccardo Zoffoli, al convegno sul packaging organizzato dalle Donne dell’Ortofrutta

                      “Qual è dunque il nostro primo contributo, nel nuovo contesto normativo? – continua – Intanto quello di spiegare la funzione d’uso dei nostri imballaggi. Proteggere l’alimento, conservare la sua freschezza e prolungare la shelf life dei prodotti ortofrutticoli, al contempo garantendo la massima sicurezza alimentare: sono queste le funzioni fondamentali che le nostre confezioni offrono al settore. Infia nasce negli anni Quaranta come realtà produttrice di vassoi in legno, oggi siamo leader a livello internazionale nella produzione di cestini in plastica per l’ortofrutta fresca e abbiamo una gamma di articoli che è la più moderna, diversificata e completa all’interno del settore: questo dimostra la nostra flessibilità e la capacità di fare innovazione. Realizzare imballaggi a supporto di un’agricoltura etica e sostenibile, valorizzando e personalizzando il prodotto, rendendo efficiente la logistica e la distribuzione e riducendo l’impatto ambientale e gli sprechi alimentari, per uno sviluppo competitivo del comparto ortofrutticolo a partire dal packaging: sono queste le sfide che il nostro gruppo porta avanti da quasi 70 anni”.

                       

                      La sostenibilità? Viene prima di tutto, per Infia. “A dimostrazione di questo impegno, – precisa Zoffoli – siamo stati la prima azienda del settore ad avere investito in modo pionieristico nell’utilizzo di R-Pet 100%, ovvero polietilene (PET) riciclato al 100%. Da giugno 2018 le nostre confezioni per ortofrutta vengono realizzate esclusivamente con R-Pet, che produciamo autonomamente, e sono a loro volta riciclabili nella loro totalità (il cestino infatti, grazie al manico privo di rivetto metallico, è monomateriale e quindi può essere smaltito interamente nella plastica). La nuova normativa europea, che prevede un impegno sempre più green da parte delle aziende della nostra filiera, non fa quindi altro che validare le scelte che il nostro gruppo porta avanti già da diversi anni, frutto di un percorso di investimenti e di innovazione che ora è arrivato a compimento”.

                       

                      Resta un nodo centrale da sciogliere: la comunicazione al consumatore, che spesso non è abbastanza informato su certe tematiche tecniche e che, nel tam tam mediatico che ruota attualmente intorno alla plastica, a volte si lascia confondere e finisce per cadere nei luoghi comuni. “Siamo un’azienda che lavora con un approccio tipicamente b2b, la nostra difficoltà a volte sta nel comunicare in modo diretto con il consumatore. – ammette il project & quality manager di Infia – A questo proposito, infatti, stiamo lavorando insieme alla nostra associazione di categoria, Union Plast, per creare un filo più diretto con l’utente finale, dando risalto a tutti gli aspetti tecnici positivi dell’imballaggio di plastica, che spesso restano sconosciuti. Si tratta di messaggi positivi e di concetti che non sono complessi da spiegare, ma che non sempre sono veicolabili in modo efficace con un’immagine sul web o con post sui social network. Occorre quindi fare informazione, in modo più puntuale e più approfondito”.

                       

                      Soluzioni alternative alla plastica, per un certo tipo di packaging ortofrutticolo? “Noi siamo sempre aperti all’innovazione e a valutare soluzioni sostenibili, tuttavia riteniamo che al momento non esistano alternative tecnicamente valide, in grado di garantire le stesse performance in termini di sicurezza alimentare e di protezione del prodotto e della sua shelf life. – conclude Riccardo Zoffoli – L’R-Pet è una risposta concreta al bisogno di gestire in modo virtuoso e sostenibile il fine vita degli imballaggi in plastica. Non vediamo l’urgenza di inventare soluzioni alternative che hanno sostanzialmente un valore emozionale, ma non rappresentano un’innovazione dal punto di vista tecnico”.

                       

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