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                      Coronavirus, l’Horeca è in crisi, ma c’è chi si reinventa con consegne a domicilio

                      Bar, ristoranti, pizzerie, hotel, mense, servizi di catering: mai come ora stanno attraversando una fase molto buia. Ancora non sappiamo quando riapriranno e come riapriranno, quando finiranno le restrizioni. Nel frattempo, il settore dell’hotellerie cerca di reinventarsi. Con un calo vertiginoso delle vendite, il settore del foodservice della distribuzione specializzata di prodotti alimentari per la ristorazione extra domestica cerca così di proporsi al consumatore finale. Infatti, anche se l’alimentare è un settore strategico e necessario, sembrerebbe che in questo momento di crisi così diverso dalle precedenti mai affrontate, non tutto l’alimentare sia necessario allo stesso modo. Ben venga quindi che le aziende a servizio dell’Horeca facciano di necessità virtù: non solo per sopravvivere, ma per far sopravvivere tutti i settori dell’agroalimentare italiano

                      Di Valentina Bonazza

                      Horeca

                      Per la ristorazione, lo sappiamo, sono tempi bui. Alcune delle realtà più importanti dell’Horeca italiano stanno attraversando una fase non facile: MARR (Gruppo Cremonini), società leader del settore in Italia e quotata in borsa – solo per citarne una – ha visto crollare le sue quotazioni in borsa dai 20 euro per azione di metà febbraio 2020 fino ai 12 euro di metà aprile, vale a dire un calo del 40% in 2 mesi. Così, per reagire alla crisi c’è chi ora ha deciso di aprirsi ai privati cittadini, “rompendo” il muro del B2B. Si moltiplicano infatti gli esempi di aziende che lavorano nell’Horeca che si reinventano per cercare di sopravvivere.

                      Il Gruppo DAC, distributore di alimenti e bevande per il canale Horeca con sede a Flero (Brescia), zona fortemente colpita dal coronavirus, ipotizza una perdita tra il 40% e il 50%. Per questo ha deciso di sfidare il virus reinventandosi come “Amazon dell’alimentare” con il sito daclaspesa.it dedicato ai privati a fronte di un ordine minimo di 100 euro.

                      Sembra proprio che la necessità aguzzi l’ingegno: “Abbiamo lavorato giorno e notte in queste due settimane per approntare il progetto – spiega al Giornale di Brescia Daniele Scuola, amministratore delegato di DAC -. È la nostra risposta a una pressante richiesta che arriva del territorio e che va nella direzione dell’impegno per la riduzione del contagio. Cambierà il modo di acquistare della gente e di consumare. Ci sono imprese che hanno dovuto cambiare metodo di lavoro, chi la distribuzione e il contatto con il cliente, chi ha pensato a nuovi prodotti”. Così la DAC ha creato la piattaforma digitale daclaspesa.it che si propone di consegnare gratuitamente la spesa a domicilio in 24 ore a Brescia e hinterland e Bergamo.

                      Cosa propone il sito? Il catalogo DAC contiene più di 18 mila prodotti, ma per il sito ne hanno selezionati 1.500. Si tratta di prodotti di prima necessità: pasta, carni fresche e surgelate, prodotti per la colazione, pesce e verdure congelate, vini e prodotti per la pulizia della casa. I prezzi? Competitivi, in linea con quelli del mercato. Il servizio, nato come una sfida in un momento di necessità, potrebbe però trasformarsi in una piccola “Amazon italiana” dedicata alla distribuzione di prodotti alimentari per le famiglie. Infatti, finita l’emergenza, DAC prevede di ampliare il progetto con altri prodotti selezionati per tutti gli appassionati di cucina: “Da sempre – sottolinea Daniele Scuola – selezioniamo prodotti gourmet per chef stellati: è questo che ci caratterizza da sempre. Con il portale ‘DAC la Spesa’ porteremo referenze uniche nel panorama italiano per qualità e tipicità anche agli appassionati”.

                      Dac non è la sola a rivolgersi al B2C. F.lli Tondini di Cavriana (Mantova), attiva anch’essa nel settore Horeca, come tanti sta attraversando un periodo faticoso, con i magazzini pieni di alimenti di qualità, alcuni freschi e quindi a scadenza, ma senza i suoi usuali clienti. Ha così deciso di aprire le sue porte alle persone che vogliono provare i prodotti alimentari solitamente dedicati alla ristorazione. Se da un lato questo può aiutare numerose aziende a sopravvivere alla crisi economica conseguente al coronavirus, dall’altro permette di non gettare prodotti alimentari, spesso freschi. Inoltre, la “consegna a domicilio” può essere di grande aiuto alle famiglie, che forse potranno scoprire “il lavoro di selezione che sta a monte ancora prima della dispensa della cucina di un ristorante, e cogliere il valore del ruolo del distributore nel concetto di filiera”, si legge sul loro sito. Il servizio è ora attivo nelle provincie di Mantova, Brescia e Verona con un ordine minimo di 50 euro.

                      Diversa nella tipologia ma non nella sostanza è l’iniziativa di RetroBottega, il ristorante romano degli chef Alessandro Miocchi e Giuseppe Lo Iudice. I due chef hanno infatti deciso di ampliare la loro offerta già presente di RetroDeveliry per offrire dei Box Vegetali: dei ‘cesti’ di frutta, ortaggi e verdure selezionate personalmente dai due chef. Si tratta dei prodotti di cui si riforniscono abitualmente Lo Iudice e Miocchi a RetroBottega: materie prime di altissima qualità, coltivate in regime biologico o biodinamico, provenienti da piccoli e medi produttori, contadini e vignaioli, molti dei quali provenienti dal territorio laziale, accuratamente selezionati nel tempo dai due chef. Una scelta che si basa sulla necessità di sostegno e di sviluppo del circuito virtuoso di eno-gastronomia che da sempre contraddistingue il format Retro.

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