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                      F.lli Santini, fallisce la società. Condannati per mafia i “re delle banane” di Bergamo

                      I fratelli Carlo e Alessandro Santini, titolari dell’omonima società di Azzano San Paolo (BG) tra i più grandi maturatori italiani di banane Chiquita, la scorsa primavera sono stati condannati in primo grado al carcere per una serie di estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Gli imputati avevano replicato di essere stati a loro volta vittime di truffa, ma i pm non hanno accolto le istanze della difesa. Nel frattempo la F.lli Santini, in concordato da gennaio scorso, è stata dichiarata ufficialmente fallita dal tribunale di Bergamo

                      Dalla Redazione

                      Carlo e Alessandro Santini, titolari della F.lli Santini Srl di Azzano San Paolo (BG), tra i più grandi maturatori italiani di banane Chiquita, sono stati condannati in primo grado rispettivamente a 12 anni e mezzo e a 11 anni di reclusione, accusati di essere i mandanti di una serie di estorsioni, dal 2013 al 2017, finalizzate al recupero di crediti non pagati. Il tribunale, che ha disposto anche la confisca di 400 mila euro di beni, ha riconosciuto il metodo mafioso e l’aggravante di aver agevolato l’organizzazione a cui erano vicine alcune persone coinvolte nella vicenda.

                      Secondo l’accusa, come riporta Prima Bergamo, i fratelli Santini avrebbero contattato e affidato la riscossione dei crediti vantati nei confronti di alcuni clienti a due personaggi in odore di ‘ndrangheta: Carmelo Caminiti, condannato a 12 anni e morto in carcere nel 2020 dopo lo sciopero della fame, e Paolo Malara, calabrese già condannato a 10 anni in appello. Sempre secondo i pubblici ministeri i due fratelli sarebbero stati a conoscenza dei metodi poco ortodossi usati da Caminiti e Malara – i cui legami mafiosi sarebbero stati noti a tutti nel settore ortofrutticolo – e li avrebbero reclutati per la loro reputazione criminale.

                      Opposta la tesi della difesa, che aveva chiesto in prima istanza l’assoluzione per i fratelli: i Santini secondo gli avvocati difensori non sapevano delle minacce, e avrebbero ingaggiato i due per occuparsi del recupero crediti attraverso un regolare contratto. Venuti quindi a conoscenza dei metodi violenti, avrebbero poi cercato d’interrompere i rapporti. Inoltre, sempre secondo la difesa, Malara e Caminiti avrebbero riscosso somme che tenevano per sé, di fatto truffando gli stessi Santini. Secondo la tesi della difesa, infine, le vittime delle estorsioni non avevano riferito di aver subito minacce o intimidazioni violente: ma la lettura dei pm è diversa e si chiama “gravi reticenze”, legate al timore di ritorsioni.

                      Nel frattempo la società di Azzano – ufficialmente in concordato da gennaio 2022, dopo che nel 2021 aveva anche perso gli stand ai mercati ortofrutticoli di Bergamo, Milano e Verona (leggi qui) – è stata dichiarata fallita dal tribunale: nonostante il parere favorevole dei commissari, non ha aderito un numero sufficiente di creditori per raggiungere la maggioranza, come riporta il Corriere di Bergamo.

                      I fratelli Carlo e Alessandro, 64 e 59 anni, soci fino a tre anni fa, a giugno 2019 avevano donato le loro quote a Cristian e a Giuseppe Santini, diventati soci con il 49% ciascuno. Cristian Santini, trentenne amministratore unico della F.lli Santini fino al concordato, a marzo 2021 è finito a sua volta nei guai con la Guardia di Finanza per i finanziamenti Covid percepiti (leggi qui), pur non avendone diritto per via di un’interdittiva antimafia sulla società. Per gli allora consulenti dell’azienda, la richiesta era fattibile. Cristian Santini ha subìto un sequestro preventivo delle quote e dovrà affrontare un processo.

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