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                      Gelo: danni alle drupacee anche nel 2021, non solo in Emilia Romagna

                      Ancora una volta, dopo un inverno particolarmente mite, è arrivato il gelo di primavera, come se fosse ormai una caratteristica della stagione e non un evento climatico straordinario. A pagarne le conseguenze, sottolineano varie associazioni come Cia Imola, Coldiretti e Confagricoltura Emilia Romagna, sono soprattutto le drupacee: molti alberi di pesco, albicocco e mandorlo che avevano già i primi frutticini, e poi ancora ciliegi e susini in fiore, filari di pere, mele e kiwi con le gemme pronte intrappolate dal ghiaccio e bruciate dal freddo. In alcuni casi si parla anche di danni per il 100% della coltivazione, anche se per una stima reale bisognerà aspettare qualche mese, quando si entrerà nella fase di maturazione. Colpite dalle gelate anche fragole, meloni e alcune produzioni di orticole. I danni più gravi si registrano in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto

                      Dalla Redazione

                      gelo drupacee

                      Fotografia di repertorio dalle gelate 2020 in Emilia Romagna

                      Un colpo di coda della “stagione fredda”, che fredda davvero non è mai stata, e che paradossalmente lo è diventata quando le principali colture frutticole del territorio sono in piena fioritura. Lo sottolinea Cia – Agricoltori Italiani Imola, che sta già facendo insieme ai produttori le prime stime dei danni ai frutteti, in particolare alle drupacee come albicocche e susine ma anche alle colture orticole. Le cifre sono davvero preoccupanti così come è preoccupante la situazione delle aziende che rischiano di rimanere ancora una volta senza reddito. Già Confagricoltura Emilia Romagna aveva sottolineato come a seguito del gelo e delle brinate notturne dei giorni scorsi, con temperature scese a meno 5-6 gradi,  la produzione di alcune specie frutticole è stata spazzata via, in alcune zone fino al 100% della produzione.

                      E come spesso accade in questi casi, a pagarne le conseguenze peggiori sono le drupacee: “È ancora presto per stilare un report sulla conta dei danni – avvertiva il 22 marzo il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini – ma il gelicidio ha danneggiato in particolare le drupacee coltivate in regione: 5.000 ettari di albicocchi; 3.500 ettari di susini e all’incirca 10.000 ettari di alberi di pesche e nettarine, più 1.800 ettari di superficie a ciliegio, colpendo duramente soprattutto le province ad alta vocazione frutticola: da Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna, a Bologna, Ferrara e Modena”. Dai primi sopralluoghi nei frutteti dell’Emilia Romagna i danni sono infatti evidenti. Sono caduti a terra i fiori di albicocco completamente bruciati dal gelo intenso; gli ovari dei fiori di pesco e susino sono “neri” quindi compromessi in maniera irreversibile. Da valutare il danno sul kiwi, ma anche sugli alberi di melo e pero.

                      Situazioni simili si registrano in Lombardia, nel mantovano, al confine con il Veneto, dove ad essere colpite sono le piante di kiwi, pesche, mele e susine. In alcune aree del mantovano al confine con il veronese – secondo Coldiretti – si sono raggiunti anche i meno sei gradi centigradi, con le gemme di kiwi rimaste intrappolate nel ghiaccio. Come Riporta la Voce di Mantova, Oscar Zerbinati, uno dei più importanti produttori di melone del Sermidese, parla di “un 10% di piante morte per il gelo”, con danni che avranno ripercussioni inevitabilmente sulle vendite estive. Le gelate non hanno risparmiato neanche la provincia di Brescia: in particolare il freddo intenso si è abbattuto su susine, mele, pesche e kiwi. 

                      “Speravo di non dovere vedere anche quest’anno i germogli dei frutteti del nostro territorio “bruciati” dal gelo – commenta il presidente di Cia Imola, Giordano Zambrini -. A causa di un inverno sostanzialmente mite, lo stato vegetativo è avanzato e lo shock termico provocato da temperature sotto lo zero non ha lasciato scampo a gemme e fiori. In questi giorni stiamo valutando i danni insieme alle nostre aziende e c’è un elemento che salta all’occhio: il gelo, a causa dei diversi “microclimi” che caratterizzano soprattutto la Valle del Santerno, ha colpito in maniera non uniforme, tanto che ci sono aziende limitrofe con situazioni totalmente differenti.

                      Fattore che rende ancora più difficile la ricognizione dei danni. Si tratta comunque di una primissima stima, visto che il danno reale sarà possibile valutarlo solo in fase di maturazione, tra qualche mese. Un altro dato rilevante – continua Zambrini – è che spesso sono le stesse aziende degli anni scorsi ad aver subito le gelate, fatto che ci allarma ancora di più, visto che questi produttori sono senza reddito da almeno due anni. Un contesto di crisi reale, nel quale i frutteti rischiano di venire eradicati e le aziende di chiudere”. Da sottolineare, infatti, come le gelate dello scorso anno (leggi qui) hanno compromesso la produzione di drupacee dell’80% in Emilia Romagna (ne abbiamo parlato qui).

                      Gli agricoltori di conseguenza rilanciano l’allarme circa la mancanza di strumenti risolutivi a difesa delle produzioni. “Serve una riforma del sistema assicurativo agricolo perché ora è inadeguato: gli imprenditori sottoscrivono polizze senza sapere il costo e gli sgravi applicati. Va detto pure che non tutte le compagnie sono state tempestive nell’apertura della campagna assicurativa 2021. E non solo – sottolinea il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna -. L’assicurazione scatta esclusivamente dopo 12 giorni dalla sottoscrizione, pertanto chi, quest’anno, si è assicurato il 10 marzo non può usufruire della copertura. Bisogna infine accelerare sul fronte della ricerca per arrivare a coltivare piante più resistenti al freddo”.

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