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                      La Linea Verde, Battagliola: “Covid-19, industria di IV gamma sconvolta ma in piedi”

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                      Come ha impattato il Covid-19, comunemente noto come coronavirus, sull’industria di quarta gamma? Per i non addetti ai lavori parliamo delle insalate in busta, già lavate e pronte da mettere in tavola, delle ciotole o insalate arricchite, che fungono da piatto completo, degli estratti freschi di frutta e ortaggi e delle zuppe fresche che negli ultimi anni hanno preso sempre più spazio nei banchi frigo del reparto ortofrutta grazie alla loro elevata componente di servizio. Lo abbiamo chiesto ad Andrea Battagliola, direttore generale di La Linea Verde Spa, azienda con sede a Manerbio, in provincia di Brescia, tra i leader del comparto, nota agli italiani per il brand DimmidiSì

                      di Eugenio Felice

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                      Andrea Battagliola, direttore generale di La Linea Verde (copyright: Fm)

                      Brescia è stata con Bergamo, Lodi, Piacenza e Cremona, tra le province più pesantemente colpite in Italia nelle settimane del coronavirus. Quali sono state le conseguenze per la vostra attività produttiva, in particolare nel sito di Manerbio?

                      L’impatto è stato molto forte, da settimane siano in stato di crisi 24 ore su 24. All’inizio è stata una escalation, decreti su decreti ogni 3-4 giorni, ogni volta una rincorsa a come recepirli e applicarli alla nostra realtà. Abbiamo trovato una grande disponibilità da parte dei lavoratori, pur a fronte di misure imponenti, come cambio dei turni, scaglionamenti, doppie o triple sanificazioni al giorno, tutto per evitare assembramenti e garantire la massima igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro. Va detto che in quanto industria alimentare, sono misure impattanti ma è stato relativamente semplice applicarle e soprattutto far comprendere il valore delle stesse. Quindi siamo riusciti, nonostante tutto, a garantire l’obiettivo numero uno che ci siamo posti fin dall’inizio, cioè assicurare la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro, applicando in maniera seria e concreta le direttive governative. Sono state montagne russe, ondate di malattie o quarantene, o di altri motivi, per ultimo in ordine di tempo, i congedi parentali straordinari. Siamo comunque riusciti anche nei periodi di maggiore psicosi a resistere, ricorrendo con il contagocce a risorse umane esterne.

                      Sono trascorse sette settimane da quando abbiamo avuto i primi casi di italiani positivi al Covid-19 e le prime zone rosse. Qual è stato il momento più difficile per la vostra azienda? Quale la sfida più grande?

                      Quando c’è stato l’accaparramento nei supermercati, quindi all’inizio del lockdown, siamo andati incontro a dei picchi di volumi difficili da gestire. Probabilmente quello è stato il momento più duro. Poi l’abbassamento anche forte delle vendite dei prodotti di quarta gamma ha portato a soluzione il gap che avevamo nella forza lavoro e nella produttività che, a seguito delle misure di contenimento, è andata riducendosi. Da una parte abbiamo avuto il privilegio e la responsabilità di poter continuare a produrre nelle settimane del lockdown, dall’altra abbiamo dovuto garantire ai lavoratori di potersi muovere in sicurezza e agli italiani di non lasciare gli scaffali vuoti. È una situazione in continua evoluzione, in cui bisogna cercare di governare l’incertezza. Ogni settimana adottiamo misure nuove. Tra le ultime c’è la misurazione a campione delle temperature dei lavoratori. Abbiamo anche cercato di instaurare un rapporto diverso con i lavoratori, mandando loro video messaggi e comunicazioni per coinvolgerli, tenerli informati, infondere fiducia, gestire la paura. La vera sfida è stata mantenere aperte le linee di produzione e riforniti i banchi dei supermercati.

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                      Linea di lavorazione per la rucola nello stabilimento La Linea Verde di Manerbio (Bs)

                      Come sta andando il comparto della quarta gamma di cui La Linea Verde è una delle aziende leader? Gli italiani nelle settimane del coronavirus stanno comprando più o meno insalate in busta, insalate arricchite, zuppe fresche, estratti freschi?

                      Dopo le montagne russe di marzo si sta delineando uno scenario molto negativo. Fine marzo e le prime settimane di aprile confermano un forte calo, distribuito in modo diverso secondo le categorie merceologiche. La tendenza è disastrosa per tutto il mondo ciotole, quindi insalate arricchite e piatti unici, che sono tra il –50 e il -60% rispetto allo scorso anno. Anche per gli estratti freschi abbiamo più che dimezzato i volumi. Per le insalate in busta abbiamo due trend diversi ma entrambi negativi: le baby leaf calano di oltre il 10%, le insalate adulte scendono attorno al 20%. Anche per le zuppe i cali sono importanti, più simili a quelli delle insalate che non a quelli di estratti o insalate arricchite. Va segnalato che c’è un forte fattore stagionalità per alcune categorie di prodotto, con il caldo le zuppe lasciano spazio ad estratti e ciotole. Ad oggi è difficile fare previsioni su come evolverà il mercato e sull’impatto economico che questa emergenza sanitaria avrà sull’azienda. Indiscutibilmente è settimane che abbiamo maggiori costi, minore produttività con tutti i flussi più rallentanti, da quelli produttivi a quelli logistici, calo nelle vendite e quindi minor fatturato. Tengo a dire che anche la filiera produttiva è sotto pressione e sta subendo ancora di più l’emergenza: le operazioni di raccolta sono più lente, i trasporti più onerosi, il caldo ha spinto la produzione delle insalate e delle baby leaf e l’abbassamento dei volumi richiesti dal mercato sta impattando moltissimo.

                      Capitolo prezzi: i maggiori costi, sostenuti per continuare a produrre in una situazione di emergenza, hanno comportato un adeguamento dei prezzi di vendita?

                      C’è stato un impegno straordinario da parte di tutti gli anelli della filiera, dal coltivatore al produttore di imballaggi, dai trasportatori agli stessi gruppi distributivi, per non lasciare gli scaffali vuoti. Questa è stata ed è oggi la nostra unica priorità. Vorrei dire che non abbiamo richiesto prezzi più alti perché non vogliamo approfittare della situazione, in realtà non abbiamo avuto nemmeno il tempo di pensarci, passando le giornate a garantire massima attenzione per mantenere lo stabilimento produttivo e in sicurezza. La grande distribuzione ci ha agevolato con misure eccezionali, ad esempio la razionalizzazione degli assortimenti e una diversa regolamentazione delle promozioni, che in alcuni casi sono state annullate. In questa fase di emergenza siamo tutti sulla stessa barca, riscontriamo molto collaborazione e propositività da parte di tutti gli attori della filiera.

                      La Linea Verde è leader in Italia nelle zuppe fresche. Qui il minestrone con soia edamame presentato nell’autunno 2018

                      Come stanno andando il canale horeca e le esportazioni? Da anni avete in Spagna uno stabilimento: come si sta comportando quel mercato considerando che lì il coronavirus sta colpendo pesantemente?

                      Il canale horeca è praticamente fermo a seguito del lockdown. Anche in questo caso difficile fare previsioni. Le esportazioni sono state colpite negativamente, ci sono stati momenti di psicosi come il blocco al Brennero o la chiusura temporanea di alcune frontiere, non aiuta il fatto che ogni Stato si comporti in modo diverso, abbiamo avuto però un grande aiuto dall’Unione Italiana Food che con comunicazioni più che giornaliere ha fatto un grande sforzo per tenerci informati su come comportarci e quindi per trovare il modo di continuare a esportare. Nelle ultime settimane di siamo assestati a un -15% per le esportazioni di insalata di quarta gamma dallo stabilimento di Manerbio e a un -30% per le insalate di prima gamma dallo stabilimenti di Salerno. In Spagna gli stabilimenti sono in zone meno colpite rispetto a Brescia ma certamente la situazione non è semplice, anche là si registra un minor consumo di insalate di quarta gamma. Per quanto il governo abbia deciso misure meno limitanti per la popolazione rispetto a quanto accade in Italia, il trend nei consumi ricalca i nostri. La situazione è pesante, abbiamo rimandato o annullato la presentazione delle novità che avevamo in cantiere, il blocco dell’innovazione di prodotto è un’altra delle conseguenze del coronavirus, la situazione ci impone di concentrarci su altro. Siamo in attesa di sapere dal Governo quali saranno le misure concrete a sostegno delle attività produttive, perché il ritorno all’equilibrio del conto economico non pare né vicino né scontato.

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