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                      La mela a minor impronta carbonica? Lo studio su Inored Story, la scommessa di Solfrutta

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                      Mele Inored Story di Solfrutta

                      Solfrutta, storica cooperativa piemontese sul mercato italiano ed estero da oltre 30 anni, ha realizzato in collaborazione con ClimatePartner un progetto per quantificare l’impatto della coltivazione della mela Inored Story rispetto ad altre varietà. È emerso che questa speciale mela rossa, coltivata in modo sostenibile e naturalmente resistente alla ticchiolatura, ha un’impronta carbonica inferiore del 12% rispetto a una mela tradizionale. “Percentuale che arriva al -25% considerando solo la fase in campo”, rivela Fabrizio Magnano, responsabile commerciale di Solfrutta, che ci parla anche degli investimenti green della cooperativa

                      Dalla Redazione

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                      Mele Inored Story di Solfrutta

                      Croccante, dolce e succosa. È una mela che conquista a prima vista per il suo colore rosso intenso e brillante, è unica per le sue performance in campagna e la sua naturale resistenza alla ticchiolatura e agli attacchi degli insetti dannosi, che fa sì che venga coltivata riducendo l’utilizzo di prodotti di sintesi. Ed è sostenibile anche per quanto riguarda l’impatto climatico: ha infatti un’impronta carbonica inferiore del 12% rispetto ad una mela tradizionale, percentuale che arriva a -25% di CO2 equivalente emessa considerando solo la fase in campo. Stiamo parlando di Inored Story, una mela di recente introduzione valorizzata sul mercato da Solfrutta, storica cooperativa del Piemonte che da oltre 30 anni ritira dai circa 300 soci e commercializza in tutto il mondo pesche, nettarine, susine, kwi e mele.

                      Grazie alla collaborazione con ClimatePartner, Solfrutta ha misurato le emissioni generate dalla coltivazione di Inored Story al fine di valutarne il risparmio di CO2 rispetto a una mela tradizionale. “ClimatePartner, sulla base del GHG Protocol, ha analizzato gli aspetti dal cradle-to-customer ed end-of-life, considerando tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto, escluso l’utilizzo dal lato del consumatore – ci spiega Fabrizio Magnano, responsabile commerciale di Solfrutta -. Si parte quindi da tutte le fasi di produzione della materia prima in campo, per passare poi alla conservazione, all’imballaggio e alla consegna del prodotto alla grande distribuzione, senza dimenticare le emissioni generate in fase di smaltimento del prodotto e di tutti gli imballaggi”.

                      Con Solfrutta, ClimatePartner ha inoltre utilizzato uno strumento che consente di realizzare un’analisi più approfondita a livello di produzione in campo della mela, quantificando le emissioni di gas a effetto serra nell’azienda agricola in maniera più precisa e accurata. “Dalle misurazioni effettuate grazie a questo nuovo strumento è risultato che la mela Inored Story ha un’impronta carbonica inferiore del 12% rispetto a una mela tradizionale”, rivela Magnano.

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                      Una veduta aerea dello stabilimento Solfrutta

                      Le differenze più significative si rilevano nella fase del campo: mettendo a paragone esclusivamente la produzione delle due mele, la mela Inored Story ha un impatto ambientale ancora più ridotto, con emissioni del 25% inferiori rispetto alle mele tradizionali. La naturale resistenza alla ticchiolatura di questa varietà si traduce infatti in meno trattamenti con fungicidi e insetticidi, con un abbattimento del 50% nell’uso di fitofarmaci (quindi meno kg di CO2 equivalente) e un conseguente beneficio in termini ambientali e di sicurezza alimentare. Non solo: le qualità organolettiche di Inored Story, dalla sua colorazione e il grado di maturazione omogenei per quasi tutto il raccolto a inizio ottobre, alla particolare durezza in fase di raccolta, permettono di fare la raccolta stessa in tempi più rapidi, riducendo così il consumo di carburante e facendo sì che si generino minori scarti di produzione rispetto alle altre varietà.

                      “Crediamo fortemente in questa mela, che è sostenibile sotto molteplici punti di vista – dichiara il responsabile commerciale di Solfrutta – e questo è per noi un punto di partenza verso un miglioramento generale della sostenibilità climatica di tutta l’azienda”. “A questo proposito – continua – per procedere nella giusta direzione in quanto a riduzioni di emissioni e salvaguardia del nostro prezioso clima, quest’anno installeremo ulteriori impianti fotovoltaici sui nostri stabilimenti e attiveremo colonnine per la ricarica di auto elettriche aziendali, dei dipendenti o dei visitatori”.

                      “Il settore agroalimentare è uno dei più importanti per il mercato italiano, e non solo, ed è tra i più colpiti dalla crisi climatica – conclude Magnano -. È importante trovare metodi di coltivazione con un minor impatto che possano assicurare ai terreni una maggiore resa e allo stesso tempo assicurare qualità ed efficienza dei raccolti. Misurare l’impronta carbonica è il primo passo per capire su quali aspetti agire e quali strategie mettere in atto per continuare a migliorare il modo di fare frutticoltura”.

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                      I due stabilimenti di Solfrutta a Barge (CN)

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