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                      La sostenibilità nel fresh cut? Turatti: “Ecco le sfide per un comparto 4.0”

                      Dalle tecnologie, all’automazione e all’ingegneria, dal risparmio idrico all’efficienza energetica,  dalla sicurezza alimentare alla riduzione degli sprechi: ecco le sfide che la IV gamma si trova ad affrontare per superare gli ostacoli allo sviluppo futuro del comparto. L’analisi di Alessandro Turatti, director of business development del gruppo Gulftech

                      Dalla Redazione

                      fresh cut Turatti

                      Fresh cut, “gli operatori del settore hanno l’opportunità di fare un’enorme differenza nella ricerca di un Pianeta più sano”. Perché oggi nella sostenibilità – questo termine tanto qualificante nella mente di consumatori e rivenditori, quanto abusato da chi la trasforma in greenwashing – c’è molto valore, così come molti rischi associati a ignorarla. Parola di Alessandro Turatti (in foto sotto), director of business development del gruppo Gulftech, holding tra i leader a livello globale nel settore dei macchinari per l’industria del food e il packaging, che fa una fotografia del comparto della quarta gamma, all’alba di un’auspicata rivoluzione verso un’industria 4.0.

                      “I prodotti di IV gamma, essendo già rifilati, lavati e porzionati, sono un prodotto per un consumo senza sprechi. Inoltre, grazie ai molteplici formati e grammature, sono pensati per le esigenze di diversi tipi di consumatore, dai single alle famiglie” scrive sul suo blog Turatti, che nel settore del fresh cut ha un’esperienza di lungo corso, rappresentando la quinta generazione dell’omonima azienda veneta leader del settore dei macchinari per il food processing (l’ultimo incarico ricoperto, prima dell’ingresso a luglio scorso in Gulftech, è stato quello di Ceo e presidente della Turatti North America).

                      Dal punto di vista della trasformazione, la riduzione degli sprechi è la prima area da considerare, sottolinea Turatti nella sua analisi, e ciò si ottiene esaminando le operazioni di un impianto di trasformazione. La quantità di rifiuti prodotti dalla produzione dovrebbe essere misurata inizialmente e successivamente dopo l’attuazione di strategie di riduzione dei rifiuti. “L’obiettivo è quello di riutilizzare completamente gli scarti di produzione in una prospettiva perfettamente circolare (principalmente per mangimi o biogas), senza buttarli via, come nel caso della preparazione domestica dei prodotti”.

                      Per quanto riguarda i macchinari di lavorazione, è della massima importanza che le unità siano prodotte secondo una progettazione igienica rigorosa e aggiornata: questo è un fattore importante per ridurre al minimo gli sprechi riducendo al contempo il consumo di energia e acqua, continua il director of business development del gruppo Gulftech. Il beneficio in termini di sostenibilità è doppio, sia dal punto di vista ambientale che economico. “Una pulizia più rapida e semplice si traduce in meno tempi di fermo macchina e un minor utilizzo di detersivi e acqua – precisa -. Le zone di transizione delle linee di lavorazione, dove è probabile che il prodotto cada, devono essere ottimizzate per ridurre gli sprechi. Inoltre, un regolare controllo di manutenzione delle apparecchiature garantirà la massimizzazione dei prodotti lavorabili utilizzabili”.

                      Infine, su questo argomento, un ruolo significativo è svolto dal cosiddetto Internet of Things – ovvero l’Industria 4.0 – laddove la rivoluzione digitale consente ai produttori e agli operatori del settore di utilizzare il monitoraggio automatico del feedback per ridurre gli sprechi e massimizzare la produzione.

                      Allo stesso modo, l’uso efficiente di energia elettrica e acqua è di fondamentale importanza. “Dobbiamo considerare che l’attuale consumo di energia nell’agroalimentare è insostenibile a lungo termine – scrive Turatti -. In questo senso un approccio digitale può aiutare a ottimizzare e ridurre il consumo di energia. Inoltre, poiché la refrigerazione e il raffreddamento possono rappresentare tra il 30 e l’80% del consumo energetico, sono essenziali metodi specifici per migliorare l’efficienza in quest’area. Le strategie includono l’uso di scambiatori di calore più efficienti, l’uso dei sistemi refrigeranti più efficienti, l’implementazione di un robusto sistema di manutenzione che includa il rilevamento delle perdite e set point termici ottimali”.

                      Con riferimento al consumo di acqua, è noto che i prodotti di IV gamma sono commercializzati come “pronti al consumo” senza una fase di abbattimento (come la pastorizzazione o la sterilizzazione), e quindi la fase di lavaggio è critica. Infatti, nella lavorazione dei prodotti di IV gamma, questa è spesso l’unica fase in cui vengono rimossi materiali e corpi estranei, riducendo al contempo le popolazioni microbiche. “La riduzione dell’impronta idrica durante la lavorazione, senza intaccare la sicurezza alimentare, è quindi una sfida particolarmente importante per le industrie di questo settore e per i ricercatori alimentari in generale”, puntualizza Turatti.

                      “La riduzione dei rifiuti di imballaggio è un’altra area in cui i produttori di frutta e verdura di IV gamma lavorano costantemente per sviluppare soluzioni innovative, sempre tenendo conto delle tendenze dei consumatori. Nel settore dei prodotti freschi, l’utilizzo di plastica riciclabile ove possibile (e meno plastica in generale) è il nuovo standard. A lungo termine, l’uso della plastica sarà completamente sostituito da materiali biodegradabili e alternativi. I produttori di frutta fresca di IV gamma stanno passando a una confezione con chiusura superiore invece di una conchiglia con coperchio e la plastica convenzionale viene sostituita da plastica riciclata o cartone rivestito”, prosegue.

                      Infine anche l’educazione gioca un ruolo cruciale, poiché il consumatore è parte dell’equazione per quanto riguarda il corretto smaltimento e il futuro riciclo degli imballaggi.

                      Per garantire un’elevata qualità del prodotto senza sprechi lungo la filiera, le aziende hanno sempre investito nel processo di pianificazione della produzione per ridurre al minimo l’errore tra domanda e offerta del prodotto nel canale distributivo di riferimento. “Questo significa avere rapporti integrati sia con la grande distribuzione che con la fornitura agricola, per evitare sprechi anche in campo – conclude Turatti nella sua analisi -. In ogni caso, le eccedenze non vendibili (per ragioni qualitative e/o commerciali) non devono diventare rifiuti ma possono essere comunque riutilizzate al 100%, principalmente per l’alimentazione animale”.

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