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                      Mancano gli stagionali agricoli: a rischio il 50% del raccolto. Anche Le Iene ne parlano

                      stagionali agricoli

                      Un fermo immagine del servizio de Le Iene andato in onda il 5 maggio 2020

                      La mancanza dei lavoratori stagionali agricoli nei campi italiani a causa del lockdown da coronavirus è un tema che occupa sempre più spazio sui giornali, ma anche in tv. A parlarne, la sera del 5 maggio 2020, è stato un servizio de Le Iene che ha messo in guardia il grande pubblico dal non dare per scontata la disponibilità di frutta e verdura. Prodotti che ad oggi non sono mai mancati sui banchi della GDO e dei fruttivendoli, nonostante le restrizioni, le difficoltà nei trasporti e le misure di sicurezza ancora più severe.

                      Nel giro di qualche settimana – spiegano Le Iene – potrebbe non essere più così: di fronte alle telecamere alcuni agricoltori di Confagricoltura denunciano la mancanza di più di 200 mila stagionali agricoli che raccolgano la frutta e la verdura nei campi. L’allarme era stato lanciato già ai primi di marzo, ma ora la problematica si fa più pressante in quanto la stagione estiva è alle porte e anzi, in alcune zone è già cominciata.

                      Se non si trova subito una soluzione, la fase 2 vedrà la paralisi del settore, con tonnellate di ortofrutta lasciate marcire nei campi, perché non ci sono abbastanza braccia a raccoglierle. Come noto, buona parte della manodopera nei campi è straniera, e ogni anno i campi si riempiono di cinesi, marocchini, africani e soprattutto rumeni: tutte persone che non sono riuscite a raggiungere l’Italia – o non l’hanno voluto fare – a causa dei blocchi indetti dai loro Paesi d’origine o dovuti alla paura del coronavirus o ancora all’obbligo di quarantena appena giunti in Italia. Anche la proposta del corridoio con la Romania, che al nostro Paese fornisce la maggior parte degli stagionali agricoli, sembra non essere andata a buon fine.

                      I prodotti che abbiamo acquistato finora nei supermercati, in larga parte erano conservati in celle frigorifere perché autunnali, come mele, pere, kiwi, spiega Michele Ponso alle telecamere de Le Iene. Il problema sorge ora, con i prodotti raccolti nei mesi primaverili ed estivi: “Si vedrà un 50% di perdite di prodotti ortofrutticoli, e il restante 50% avrà un prezzo più alto”, sottolinea Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte alle telecamere de Le Iene.

                      Ma se mancano le persone, perché non portare avanti la proposta che ormai circola da qualche settimana di far lavorare chi percepisce il reddito di cittadinanza, che ad oggi sono circa 2 milioni in totale? Come in tutti gli ambiti, per lavorare nei campi e raccogliere frutta e verdura ci vuole esperienza e capacità, e soprattutto tanta voglia di lavorare, ma si impara, e per alcune mansioni, in relativamente poco tempo.

                      In Italia c’è tanta gente che cerca lavoro e tanti settori fermi o comunque in crisi: noi – prosegue Allasia – offriamo una possibilità di dare lavoro a queste persone, quindi non capisco perché non ci venga data la possibilità di assumere chi oggi prende il reddito di cittadinanza, chi è disoccupato o in cassa integrazione”.

                      Finora sembrano non essere andate in porto nessuna delle proposte presentate: la politica ha provato ad affrontare la soluzione, ma gli accordi non si sono concretizzati. La regolarizzazione dei richiedenti asilo per farli lavorare nei campi è molto dibattuta, così come la proposta di utilizzare voucher agricoli che permetterebbero assunzioni facilitate. La ministra Bellanova, in chiusura del servizio, spiega: “Ad oggi mancano dai 270 ai 300 mila lavoratori stagionali agricoli nei campi. Voglio rendere compatibile il reddito di cittadinanza e l’indennità di disoccupazione con il lavoro in agricoltura, ma se non basta voglio anche regolarizzare gli immigrati che sono già in Italia per il periodo di lavoro stagionale nei campi. E lo vorrei fare già con il prossimo decreto, nel quale appunto vorrei introdurre la norma che prevede la regolarizzazione di queste proposte. Resta il fatto che i lavoratori che percepiscono il reddito di cittadinanza devono dare la disponibilità a poter lavorare nei campi, perché nessun governo può comunque obbligarli”. Questione di ore, o di pochi giorni, quindi, visto che se ne dovrebbe discutere proprio questa settimana.

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