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                      Mele bio le più salutari? Per una ricerca sono le più ricche di “batteri buoni”

                      Mele biologiche
                      Mele bio più salutari di quelle convenzionali? Una ricerca della Graz University of Technology (Austria) ne evidenzia la ricchezza e diversità di batteri “buoni”, importanti per mantenere in salute il nostro organismo. Secondo lo studio, consumando una sola mela – sia da agricoltura convenzionale che bio – assumiamo fino a 100 milioni di batteri, molti dei quali salutari per il nostro intestino, ma sono quelle biologiche ad avere una diversità significativa nella comunità di batteri, svolgendo quindi una migliore azione nell’organismo. “Le mele appena raccolte da coltivazione biologica – spiega al giornale britannico Guardian il professore Gabriele Berg, uno degli autori dello studio – ospitano una comunità batterica molto più diversificata e ricca rispetto a quelle da agricoltura convenzionale”

                      di Massimiliano Lollis

                      Mele bio

                      Foto: Aarón Blanco Tejedor, Unsplash.

                      Se è vero che “una mela al giorno toglie il medico di torno”, parte del merito lo si deve forse alla varietà di batteri “buoni” contenuti nel frutto, e alla loro azione all’interno dell’intestino. A dirlo sono gli autori di una ricerca scientifica pubblicata da Frontiers in Microbiology e oggetto di un articolo del Guardian di qualche giorno fa.

                      Nel dettaglio, lo studio ha analizzato la presenza batterica all’interno delle mele, scoprendo che  un solo frutto – di qualunque tipo, sia convenzionale che bio – può contenere fino a 100 milioni di batteri, alcuni dei quali sono molto importanti per mantenere in salute il nostro intestino. Non solo: i ricercatori hanno messo a confronto i batteri presenti all’interno delle mele da agricoltura convenzionale con quelle biologiche, analizzando in modo separato i diversi componenti della mela: dalla buccia al torsolo, dalla polpa al seme. 

                      Il risultato dell’indagine ha dimostrato che, nonostante il numero di batteri sia simile nelle due tipologie di mele, in quelle biologiche si evidenzia una maggiore diversità e un migliore equilibrio nella comunità batterica all’interno del frutto. Caratteristiche che renderebbero le mele bio più gustose e salutari rispetto a quelle convenzionali.

                      “Le mele appena raccolte da coltivazioni biologiche – spiega al Guardian il professore Gabriele Berg della Graz University of Technology, uno degli autori dello studio – ospitano una comunità batterica molto più diversificata e ricca rispetto a quelle da agricoltura convenzionale. Queste caratteristiche fanno sì che nessuna delle tipologie di batterio possa crescere in modo eccessivo: studi precedenti hanno infatti osservato una correlazione negativa tra l’abbondanza di patogeni umani e la diversità microbica dei prodotti freschi”. In altre parole, più la dieta è varia, meno saranno i batteri dannosi. Per questo frutta e verdura fresche risultano essere un alleato importante per la salute: “I batteri – continua Berg – colonizzano il nostro intestino e svolgono un’azione positiva. Quando cuociamo un prodotto invece, finiamo per eliminarli: per questo è importante consumare frutta e verdura cruda”. Infine c’è il gusto della frutta biologica: come ricorda Berg, nelle mele bio è stata riscontrata una presenza maggiore del microbo methylobacterium, identificato per essere un fattore importante nel definire il gusto nelle fragole.

                      Il prossimo step della ricerca – spiega sempre al Guardian Birgit Wassermann, autrice principale dello studio, dello stesso ateneo austriaco – consisterà nel “confermare in che misura la diversità nel microbioma alimentare si traduce in diversità microbica nell’intestino e in miglioramenti concreti nella salute”. Una volta che queste caratteristiche saranno confermate, c’è da aspettarsi che il marketing non si farà scappare la possibilità di farne un elemento importante per i consumatori: “Le caratteristiche microbiologiche e antiossidanti dei prodotti ortofrutticoli – aggiunge la ricercatrice – un giorno potrebbero diventare informazioni nutrizionali standard per i consumatori, che le potranno ricercare nelle etichette dei prodotti, assieme all’indicazione del contenuto di macronutrienti, vitamine e minerali”.

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