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                      Melinda, un pool di esperti per entrare nel mondo del vino

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                      La mela Goldem con la tipica faccetta rossa, simbolo ancora oggi di Melinda

                      Melinda, il consorzio che produce ogni anno 400 mila tonnellate di vari tipi di mele nelle valli di Non e di Sole, attraverso l’impegno e la passione di oltre 4.000 famiglie di soci produttori, raggruppati in 16 cooperative, ha incaricato un pool di esperti per esplorare la possibilità di entrare, da protagonista, nel mondo del vino. Sono gli enologi nonesi Enrico Paternoster, Valter Weber e Celestino Lucin. L’obiettivo di Melinda è valorizzare il territorio e al tempo stesso permettere ad alcuni associati di avere un’alternativa in termini colturali. La viticoltura era già presente in Val di Non prima dei grandi investimenti nella melicoltura. Sarebbe quindi un (parziale) ritorno alle proprie radici. Le gallerie nella montagna delle ex cave Tassullo potrebbero essere un luogo ideale per far riposare il vino. Ci aspetta un eccellente Trento Doc firmato Melinda? È presto per dirlo, il progetto è ancora allo stato embrionale, ma il mondo Melinda sembra sulla stra dell’espansione

                      di Eugenio Felice

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                      La mela Golden con la tipica faccetta rossa, simbolo ancora oggi di Melinda

                      Melinda, il più noto brand italiano dell’ortofrutta – lo certifica anche l’Istituto Tedesco Qualità e Finanza (ITQF) in un report pubblicato ad aprile (leggi qui) – nonché consorzio fondato nel 1989 per aggregare la produzione dei melicoltori delle valli di Non e di Sole, in Trentino, dopo le ciliegie e i piccoli frutti, continua il processo di diversificazione puntando alla viticoltura finalizzata alla produzione di vino. In realtà un ritorno alle radici del territorio, dato che prima dello sviluppo su larga scala della melicoltura, avvenuto a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, la viticoltura era già presente e affermata in queste vallate. Una viticoltura che, con dimensioni di nicchia, è comunque sopravvissuta anche negli ultimi decenni, basti pensare al successo crescente del vino Groppello. Per non parlare, spostandosi un po’ più a valle, verso la Piana Rotaliana, del successo clamoroso del Trento DOC.

                      Vedremo presto bottiglie di vino pregiato “griffate” Melinda? È presto per dirlo, a livello di comunicazione il mondo del vino e quello della frutta sono ancora piuttosto distanti e seguono logiche diverse, potrebbero essere anche sviluppati dei marchi nuovi dedicati. È il caso ad esempio del Gruppo Mezzacorona che ha sede a Mezzocorona in Trentino e che fattura la bellezza di 3 miliardi di euro: le mele escono con il bollino Valentina (la maggior parte degli italiani non li hanno mai visti nella loro vita), i vini fanno la loro corsa con marchi ad hoc. Perché quindi non cogliere un’importante occasione per valorizzare da una parte il territorio, anche in termini agroturistici, e dare dall’altra parte una alternativain termini colturali e reddituali, alle oltre 4.000 famiglie di soci produttori? La richiesta peraltro verrebbe dalla stessa base sociale. I vini più pregiati, si sa, vengono dalle uve prodotte in collina.

                      Per affrontare la nuova avventura, Melinda ha ingaggiato un pool di esperti con grande conoscenza del territorio: Enrico Paternoster, Walter Webber e Celestino Lucin, cui spetta il compito di redigere le linee guida del prossimo sviluppo enologico di Melinda, linee guida che saranno illustrate la prossima estate . Paternoster è il direttore alla cantina della Fondazione Edmund Mach, Webber è consulente di cantine e direttore della cantina sociale di Aldeno, mentre Lucin è il Kellermaister dell’Abbazia di Novacella. La messa a dimora delle prime viti è a alle porte, la stessa Melinda attraverso il suo presidente Michele Odorizzi ha confermato il progetto. Entro il 31 marzo dovevano arrivare le domande da parte dei soci interessati per acquisire i “diritti di impianto”. Si dovrebbe partire con una ventina di ettari, nelle zone più vocate, mentre per le prime bottiglie si dovrà attendere almeno tre-quattro anni.

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