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                      Pedroni (Adm) sul retail: consumi “polarizzati”, inflazione, affondo ad Amazon

                      Marco Pedroni, presidente di Adm e di Coop Italia, è stato ospite dell’evento digitale del Sole 24 Ore “Retail Transformation Summit”, durante il quale ha parlato di e-commerce, di punto vendita del futuro e di tendenze in atto che stanno modificando le abitudini di acquisto e il potere di acquisto stesso degli italiani. Tra carovita, polarizzazione dei consumi, sempre più divisi fra referenze premium e referenze “low”, logistica e consegna dell’ultimo miglio, non manca la stoccata ad Amazon: “La maxi multa dall’Antitrust è solo la punta dell’iceberg. Ci sono dei monopoli in atto che stanno cambiando la struttura del mercato a livello globale”

                      di Carlotta Benini

                      Marco Pedroni Adm

                      Marco Pedroni (a destra) durante il dibattito moderato dal giornalista Alberto Orioli

                      “È necessario un salto di qualità nel rapporto fra imprese del largo consumo e retailer per rendere più efficace il rapporto con i consumatori. Oggi è ancora molto piccola la quantità di beni di largo consumo che entra nelle case degli italiani attraverso l’online. Inoltre viviamo in un Paese fatto di tanti piccoli centri, dove la consegna dell’ultimo miglio non è ancora presente. Tuttavia è sempre più significativa la quota di persone che scelgono di fare ricorso all’e-commerce”. Secondo le stime di Adm-Associazione Distribuzione Moderna il 20-25% delle famiglie italiane ha fatto almeno una volta un’esperienza di acquisto online. Lo sottolinea Marco Pedroni, presidente di Adm e di Coop Italia, nel suo intervento al Retail Transformation Summit, l’evento del Sole 24 Ore dedicato ai player dell’industria di marca e della distribuzione che si è svolto martedì 14 dicembre in streaming (leggi qui).

                      Durante l’evento si è parlato di omincanalità e di come il “phygital” sia la nuova frontiera per i player globali del largo consumo. Ma non bisogna perdere di vista la componente umana e tutti quegli aspetti legati alla relazione e alla socialità che sono l’anima del punto vendita fisico. “Tutti gli strumenti di omnicanalità hanno bisogno dell’elemento di umanità – dichiara Pedroni a proposito del punto vendita del futuro -. Il sistema del retail deve fare grandi salti di qualità per rendere il negozio fisico, che è un luogo omni-esperienza, più attrattivo. C’è bisogno di punti vendita che non siano solo tecnologici, ma diventino una piazza e un’agorà di incontro con scambio di relazioni”. E quindi cita il caso virtuoso della catena olandese Jumbo e delle sue “casse lente” per gli anziani (leggi qui).

                      “Ora dirò una cosa che farà chiudere gli occhi a qualcuno che opera nel settore – prosegue poi nel suo intervento al Retail Transformation Summit il presidente di Adm e Coop Italia-.  Il mondo delle consegne a domicilio ha due grandi nodi. Il primo è relativo al monopolio che si sta determinando: la maximulta ad Amazon è solo la punta dell’iceberg. Ci sono soggetti che non sono solo player, ma sono diventati determinanti per la struttura del mercato, e questo crea un problema enorme dal punto di vista della concorrenza. Non riguarda soltanto i singoli Stati, ma la Comunità Europea e internazionale nel suo complesso”.

                      “Il secondo nodo riguarda la questione della logistica, nel senso anche più stretto – aggiunge Pedroni -. Oggi registriamo ancora resistenza da parte dei retailer nello strutturarsi per fare consegne a domicilio, perché l’ultimo miglio, se lo paghi regolarmente, è fuori mercato, rispetto a certi concorrenti. Se invece lo paghi ‘con furbizia’, ti imbatti nel tema dello sfruttamento dei rider. Credo che anche questo sia un punto cruciale, che riguarda la giustizia sociale, ma anche la concorrenza”.

                      Marco Pedroni Adm

                      La necessità di digitalizzare con più facilità e più rapidità il nostro Paese è importante, secondo il presidente di Adm, ma ci dimentichiamo che dietro ci sono delle questioni “dure”, che non possono essere affrontate solo dalle singole imprese. In questo momento i temi del digitale e dell’omnicanalità sono importanti per i retailer, ma forse l’urgenza della situazione attuale spinge in un’altra direzione. Quale? Pedroni fa quindi riferimento a due fenomeni in atto: “La pandemia ha accelerato almeno nel nostro paese elementi di diseguaglianza.  E questo lo si vede anche nei comportamenti di acquisto delle persone, che si stanno polarizzando. Da un lato aumenta l’attenzione per l’alta qualità, il biologico, il veg e per tutti quegli aspetti che possono essere in sintonia con quella che è la tradizione enogastronomica italiana, e dall’altro continuano a crescere in modo forte i consumi cosiddetti di base o low. Questi elementi di diseguaglianza nei consumi stanno creando anche una situazione più favorevole a modelli di discount che sono molto meccanizzati, ma che pongono un problema importante all’Italia, che è un Paese dalla grandissima ricchezza enogastronomica, che ha bisogno che questa ricchezza sia portata sui banchi dei supermercati”.

                      In qualche modo, secondo Pedroni, è un problema anche dell’industria di marca, che dovrebbe essere un elemento di innovazione e che quindi in qualche modo ha bisogno di questi spazi, e non di “vendere poche referenze alto vendenti o alto rotanti, come succede invece nei discount”.

                      “Questo tema è molto significativo ed è accompagnato da un secondo fenomeno da tenere in considerazione, quello dell’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, che si sta ribaltando sul sistema delle imprese, sul sistema della distribuzione e sul consumatore – conclude Pedroni -. Quest’ultimo fenomeno, diciamocelo con chiarezza, è sottovalutato dalle autorità e oggi si incomincia a capire che è un fenomeno molto potente e rischia di essere un freno formidabile alla ripresa della domanda e un elemento recessivo sul quale si sta scatenando una tensione molto forte, orizzontale fra l’industria di marca e l’industria della distribuzione, ma anche verticale nei rapporti fra industria e retailer”.

                      “La cosa o si affronta con grande responsabilità, per evitare che il consumatore subisca aumenti molto pesanti nei prezzi dei prodotti – e ciò significa che ognuno deve provare a fare un’azione che riduca l’impatto sull’aumento dei prezzi, assorbendo una parte di inflazione e gestendola nel tempo -, oppure ci porterà a una situazione in cui per i consumatori più deboli ci sarà una flessione negli acquisti o si verificherà una guerra commerciale non delle più produttive, almeno dal punto di vista della crescita del Paese”.

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