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                      Quarta gamma, basta fake news. A Macfrut focus su food safety e luoghi comuni

                      “Basta fake news sulla quarta gamma”. Questo il messaggio lanciato a Macfrut in Fiera a Rimini nel convegno nella prima giornata di Fiera. Durante un convegno al quale hanno partecipato studiosi e massimi esperti del settore a livello internazionale sono stati sfatati alcuni luoghi comuni legati alla scarsa food safety dei prodotti ortofrutticoli lavati, tagliati e pronti al consumo. E si è parlato anche dei sensazionalismi generati da un’errata informazione: ultimo esempio, il caso del topo nell’insalata

                       

                      Dalla Redazione  

                       

                      quarta gamma fake news

                      A Macfrut con il prof. Giancarlo Colelli si è parlato anche del caso del topo nell’insalata di quarta gamma

                      Sui prodotti di quarta gamma (verdure e ortofrutta fresca confezionata e già pronta per il consumo) si sono moltiplicate, nel tempo una serie di leggende metropolitane. C’è chi è convinto che questi prodotti siano di qualità inferiore, più costosi, pieni di conservanti o di microrganismi pericolosi.

                       

                      Ma è davvero così? A Macfrut, in Fiera a Rimini, un convegno ha riunito, nella prima giornata (mercoledì 9 maggio), una serie di ricercatori ed esperti del settore al livello internazionale per fare il punto della situazione. Un seminario di alto livello, dove sono stati presentati estratti di studi e ricerche accademiche, in una sala che ha registrato il tutto esaurito.

                       

                      Il professor Giancarlo Colelli, dell’Università di Foggia, ha subito smontato un primo luogo comune: chi mangia prodotti di quarta gamma, specie in Italia, non lo fa rinunciando ai prodotti coltivati localmente. Se dovesse rinunciare alla quarta gamma farebbe a meno dell’insalata, magari affidandosi agli integratori, il cui mercato è in crescita costante (due miliardi di euro il fatturato del settore nel 2014). I produttori devono, dunque, puntare su di una corretta informazione, innovare impianti e processi, migliorare qualità e sicurezza, aumentare la vita del prodotto. In sostanza è l’innovazione tecnologica che permetterà loro di affrontare le sfide degli altri settori merceologici.

                       

                      macfrut quarta gamma

                      A Macfrut focus sui luoghi comuni errati legati alla food safety di questi prodotti

                      Il professore ha citato anche il recente caso della busta di insalata in cui è stato trovato un topo, a Genova (leggi qui). Che una sostanza organica finisca accidentalmente in mezzo al prodotto a foglia non è una cosa così inusuale, è la conclusione che si trae dall’episodio. “Se guardiamo ai prodotti confezionati, corpi estranei può capitare che si trovino dappertutto“. Attenzione però al modo in cui un ‘incidente’ può essere strumentalizzato dall’informazione per creare sensazionalismi. “Nel caso del topo nell’insalata, la fake news sta nel fatto che sono stati additati i confezionatori, quando non era loro la responsabilità”.

                       

                      Luis Cisneros-Zevallos, dell’Università del Texas, ha fatto luce sulla biologia dei prodotti fresh-cut per la salute. Una serie di studi dimostra come, una volta tagliati, diversi ortaggi rilascino antiossidanti (anche lasciati per più giorni in frigorifero) e altri composti benefici per la salute. Il settore industriale dovrebbe dunque attrezzarsi con nuove tecnologie di stoccaggio per non perdere queste proprietà.

                       

                      Smontate anche le paure irrazionali legate al numero di “germi” nell’insalata. Trevor Suslow, dell’Università di California in Davis, ha rilevato come i media si concentrino nel grande numero di batteri trovati nelle buste di IV gamma, ma queste cifre rappresentano un valore normale e non sono affatto sinonimo di bassa qualità o insalubrità del prodotto. Le comunità microbiche benefiche, al contrario, potrebbero essere sfruttate in futuro per escludere i patogeni umani dai prodotti.

                       

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