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                      Regno Unito e svolta green, la missione di Tesco & co. contro la carne

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                      Hamburger vegetali in vendita da Tesco, nel Regno Unito

                      Il Regno Unito sembra aver preso a cuore una delle questioni più delicate del momento: l’impatto del cibo sul pianeta e sul clima. Cinque tra le più grandi insegne di supermercati britannici, Co-op, Mark&Spencer, Sainsbury’s, Tesco e Waitrose (praticamente tra i big manca solo Asda) hanno fatto sapere, con un annuncio al COP26, la conferenza internazionale sul clima tenutasi a metà novembre a Glasgow, che è arrivato il momento di affrontare “l’elefante nella stanza”. È ormai chiaro a tutti che sì, l’allevamento, la coltivazione, la lavorazione, l’imballaggio, la spedizione di quello che mangiamo ha effettivamente un impatto devastante sul nostro pianeta prima, e sul clima poi

                      di Vanessa Righetti

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                      Hamburger vegetali in vendita da Tesco, nel Regno Unito

                      Il settore alimentare è responsabile di oltre il 30% delle emissioni climatiche totali e del 60% della perdita della natura e dei territori, come foreste e aree naturali ricche di biodiversità. È da questo granitico punto di partenza che cinque tra i leader della distribuzione organizzata del food anglosassone, hanno firmato un accordo congiunto col WWF, dove si impegneranno a diminuire l’impatto ambientale derivato dalla produzione alimentare.

                      Come? Tesco per esempio, storicamente la più grande catena di supermercati in UK, mira a introdurre una vasta scelta di alternative alla carne animale, tutte a base vegetale che saranno reperibili in tutti i suoi negozi. “In qualità di ceo di uno dei principali rivenditori di generi alimentari del Regno Unito, è importante riconoscere che un futuro senza natura equivale ad un futuro senza cibo”, ha dichiarato il ceo di Tesco, Ken Murphy. L’obiettivo è chiaro: serve ridurre in maniera drastica il consumo di carne animale, e puntare invece sulle proteine vegetali.

                      L’iniziativa prende il nome di Green Basket, che potremmo tradurre come carrello verde, ovvero un nuovo modo di fare la spesa, più consapevole, più attento all’ambiente, dove i prodotti a base vegetale devono poter essere sempre di più e sempre più accessibili, anche per clienti abituati ad un uso quotidiano della carne. Lo scopo è che possa avvenire uno switch proprio delle nostre abitudini alimentari, dove la carne animale non deve più essere la portata principale delle nostre tavole, dove ancora oggi i vegetali vengono relegati al ruolo di “contorno” o side dishes, come lo definiscono gli inglesi.

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                      Pannelli solari sopra un supermercato Tesco, nel Regno Unito

                      Il WWF aiuterà questi leader della grande distribuzione a monitorare i progressi, con l’obiettivo primario di aumentare del 300% le vendite di prodotti vegetali alternativi alla carne entro il 2025.

                      Ogni trasformazione radicale passa attraverso degli step che Tesco non ha paura di intraprendere. Il primo tra questi è l’impegno nel pubblicare annualmente i dati delle vendite delle proteine vegetali in percentuale rispetto alle proteine animali. Non solo, sono stati anche i primi a pubblicare nel 2013 un dossier sugli sprechi alimentari in Gran Bretagna, tema di altissima attenzione al COP26, assieme alla decarbonizzazione e all’esigenza di energia 100% green.

                      Come si misura l’impatto ambientale che una certa produzione di cibo ha di fatto sull’ambiente? Il metro di misura si apre a ventaglio, prendendo in esame più parametri: deforestazione, impatto sul clima, agricoltura sostenibile, sostenibilità marina, spreco e rifiuti di imballaggio. Ognuno di questi parametri, se non rispettato, va drasticamente ad incidere sull’ambiente, già fortemente compromesso da meccanismi a domino a cui l’uomo ha dato il via. Dagli allevamenti intensivi di animali per lo spasmodico e ingiustificato consumo di carne, alle deforestazioni incontrollate al fine di spianare interi polmoni verdi per rimpiazzarli con coltivazioni intensive di mangimi per quegli stessi animali che ci ostiniamo ad allevare per avere la loro carne.

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                      Colonnina di ricarica per auto elettriche da Tesco, nel Regno Unito

                      Per quanto poco piacevole da leggere, va invece ribadito il concetto che oltre l’89% dell’olio di palma e il 65% della soia che vengono importati nel Regno Unito, e certamente anche nel Bel Paese, provengono da Paesi con un allarmante tasso di deforestazione dell’habitat. Un circolo vizioso che costa caro al pianeta, anche senza prendere in considerazione l’inquinamento dato dagli imballaggi di plastica di tutti questi alimenti ad alta deperibilità.

                      Tesco comunque ha già iniziato a fare la sua piccola rivoluzione: “Affrontare l’impatto che il settore alimentare ha sul pianeta richiederà l’impegno e la collaborazione di tutto il settore. In Tesco abbiamo già ottenuto enormi risultati. Usiamo solo energia elettrica che deriva al 100% da fonti rinnovabili, ora introdurremo una vasta scelta di prodotti a base vegetale e abbiamo già eliminato oltre 1 milione di imballaggi di plastica dai nostri prodotti”.

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