Dalla Redazione
Negli ultimi anni il mondo della ricerca ha fatto passi da gigante nella lotta allo spreco alimentare, specie se si parla di ortofrutta. Imballaggi di cartone “smart” che allungano la vita a frutta e verdura, un macchinario che le purifica da pesticidi e lucidanti imitando il processo di fotosintesi, o ancora condimenti e salse create utilizzando solamente gli scarti di prodotti ortofrutticoli: sono solo alcune delle innovazioni mese in campo dalle realtà selezionate dal Future Food Institute come case history di successo a livello internazionale nella lotta contro il food waste. L’Istituto, fondato nel 2014 a Bologna con sede anche a San Francisco, fa della food innovation uno strumento chiave per affrontare le grandi sfide del futuro. Un mondo dove la ricerca ben si sposa con la creatività, nel nome dell’economia circolare.
Sono due le realtà che fanno da portabandiera all’Italia nella panoramica internazionale delle soluzioni contro lo spreco individuate dall’istituto. Una, come si legge anche su Ansa – è Kanesis Canapa, startup siciliana che ha messo a punto un sistema per produrre una bioplastica dalla canapa, del 30% più resistente e del 20% più leggera di quella prodotta dal petrolio. Una delle applicazioni più interessanti di questo materiale è quella di supporto per la stampa in 3D.
Poi c’è Bestack che ha brevettato l’imballaggio “intelligente” contro lo spreco in ortofrutta. Il consorzio forlivese – che realtà che riunisce a livello nazionale i produttori di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta – è stato selezionato dal Future Food Institute per l’imballaggio Attivo, la cassetta per ortofrutta che, grazie a una miscela di oli essenziali naturali, ha un’azione anti microbica ed è in grado quindi di prolungare la vita di scaffale dei prodotti freschi, limitando eventuali danni legati alla catena del freddo durante trasporto e distribuzione (leggi qui).
Ci sono voluti tre anni di ricerca, invece, per realizzare Purin Foods, il macchinario che purifica frutta e verdura con acqua, luce e ozono, eliminando la maggior parte di batteri che causano il processo deperimento dei prodotti. Si tratta di una tecnologia messa a punto dalla start up indiana Yentra, che consente anche di eliminare il 95% di eventuali prodotti chimici utilizzati sugli ortofrutticoli e di cere impiegate in post raccolta per rendere la frutta più lucente.
Eatlimmo è la startup fondata da due giovani imprenditori messicani che hanno scoperto come riutilizzare gli scarti di mango. Recuperando semi e bucce sono riusciti ad ottenere una polvere da usare per prodotti da forno come emulsionante e come gelificante nella produzione industriale.
A Londra, infine, è attiva Rubies in the Rubble, la start up che produce salse e “chutney”, i tipici condimenti agrodolci, recuperando frutta e verdura invenduta nel mercato di Covent Garden. Le salse e i condimenti, confezionati, sono presenti anche in alcune catene della grande distribuzione (ed esempio sono presenti nel reparto food di Selfridges&Co).
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