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                      Rincari in Gdo, Brenna (Unes): “Aumentare i prezzi? Non sarebbe sostenibile”

                      Fiammata luce e gas, la Gdo è fortemente impattata dai nuovi rincari, in particolare quelle realtà fatte di punti vendita di dimensioni più ridotte e che incentrano la propria offerta sui prodotti freschi e freschissimi. È il caso ad esempio di Unes, che nel canone energetico di luglio ha visto un rincaro del 196%, ci racconta l’amministratrice delegata Rossella Brenna, aggiungendo che diversi punti vendita sono a rischio chiusura, se il trend rimarrà quello visto sinora. Per tamponare la situazione si stanno mettendo in campo “soluzioni quick and dirty per ridurre i consumi. Aumentare i prezzi al consumo? “Riversare questi maggiori costi non sarebbe comunque sostenibile in termini di competitività sul mercato in cui operiamo”, rivela la manager milanese

                      di Carlotta Benini

                      Dopo l’ultima fiammata di luce e gas è allarme per le imprese italiane. Secondo le stime di Confcommercio è in bilico il futuro di 120 mila aziende del terziario, in primis quelle del retail, essendo il settore particolarmente energivoro. Alcuni manager della Gdo si sono già espressi: “O si scarica parte di questi rincari sui prezzi al consumo o si chiude” è l’aut aut (leggi qui l’intervista a Giorgio Santambrogio e qui l’intervento di Francesco Pugliese ). Una nuova stangata autunnale, quindi, per le famiglie italiane, che con un’inflazione che ad agosto è salita al livello record dell’8,4% e di fronte a bollette aumentate ad oggi del 93% saranno costrette a fare ulteriori tagli nel carrello della spesa? Ne abbiamo parlato con Rossella Brenna (in foto), amministratrice delegata di Unes, gruppo milanese che con le insegne U2 Supermercato, U! Come tu mi vuoi e il Viaggiator Goloso è presente in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna con 137 punti vendita diretti e un centinaio in franchising/riforniti, oltre che all’estero con la linea de il Viaggiator Goloso. Il gruppo ha chiuso il 2021 con un fatturato di circa 1,1 miliardi.

                      Cosa sta succedendo?
                      La Gdo – e Unes in particolare, avendo quasi il 60% del fatturato sui prodotti freschi e freschissimi e una dimensione dei punti vendita medio-piccola – è fortemente impattata dai nuovi rincari, avendo come risultato un balzo ingombrantissimo dell’incidenza del costo energetico sui conti economici.

                      Come state gestendo questi forti aumenti?
                      Stiamo attivando due piani paralleli di intervento: uno di breve termine, con soluzioni “quick and dirty” atte al contenimento dei consumi, con anche il coinvolgimento delle persone per la responsabilizzazione sui piccoli gesti quotidiani, e uno di medio periodo che impatta sulla progettazione e che riguarda interventi strutturali atti alla riduzione dei consumi e della dipendenza energetica. Un piano, quest’ultimo, che richiede sia tempi che investimenti importanti.

                      Cosa prevede per i mesi a venire?
                      Se guardo i numeri di Unes, considerando che il costo per kWh di luglio ha subito un aumento del prezzo del 196% rispetto al 2021 (ossia triplicato!) – e sappiamo già che il costo kWh di agosto è ulteriormente aumentato -, non mi stupisce che molte realtà rischino di chiudere i battenti. Il costo è insostenibile, anche per molti nostri negozi: se guardiamo il conto economico, diversi punti vendita sarebbero da chiudere e non escludo che questo possa accadere se il trend rimarrà quello visto sinora. La problematica è ancora più acuta se si pensa ai piccoli imprenditori in franchising, che subiscono anche un problema finanziario, oltre che economico.

                      Quindi giocoforza è necessario rivedere i prezzi al consumo?
                      Laddove i rincari si dovessero riversare sui prezzi di vendita, per noi non sarebbe comunque sostenibile in termini di competitività sul mercato in cui operiamo, perché causerebbe peraltro nel tempo una diminuzione dei fatturati, arrivando quindi allo stesso risultato finale sul conto economico del punto vendita.

                      Intende dire che a un aumento dei prezzi seguirebbe un calo degli acquisti?
                      La previsione è proprio questa. Per poter sopravvivere vedremo inevitabilmente ulteriori aumenti dei prezzi della GDO, ma anche ulteriori tagli nel carrello della spesa degli italiani, che oggi si ritrovano a pagare 1.231 euro in più rispetto al 2020 solo per le bollette di luce e gas, con la spesa per l’energia salita nel biennio 2021-2022 complessivamente del 92,7%. I dati arrivano da Assoutenti, che ha realizzato uno studio sull’impatto dell’incremento delle tariffe energetiche per le tasche dei consumatori: le previsioni per il 2023 sono tutt’altro che ottimistiche. In assenza di un blocco nazionale o europeo delle tariffe e di interventi efficaci di contrasto, secondo l’associazione il prossimo anno il conto per le forniture energetiche potrebbe raggiungere i 5.266 euro a famiglia, con una crescita della spesa energetica del +300% rispetto al 2020.

                      Fino ad oggi quali sono le strategie adottate da Unes per fronteggiare i rincari, sia in termini di sostenibilità economica del gruppo che di tutela del potere di acquisto dei consumatori?
                      Ad oggi, oltre a questo aumento esorbitante dei costi energetici, abbiamo subito anche tre o quattro aumenti di listino da parte dei fornitori di merci, un aumento almeno del 25% dei costi delle attrezzature (banchi frigo etc.) e di oltre il 30% dei costi di costruzione. Nonostante ciò, i prezzi al pubblico fino ad ora sono stati rivisti minimamente, col risultato che l’esercizio 2022 ad oggi è una vera sfida di equilibri. Stiamo coinvolgendo tutti i colleghi perché si sentano responsabili e ingaggiati in ogni piccola azione quotidiana che possa aiutare il contenimento dei costi: ogni idea è ben accetta!

                      È possibile immaginare un piano B per continuare a contenere i costi?
                      Onestamente, come già detto, un piano B prevede dei tempi e degli investimenti importanti che oggi ci vedono già in ritardo. Questo non significa non studiare e progettare il piano B, ma significa che oggi questo non aiuta a sanare i conti di breve termine.

                      La tempesta perfetta dunque, come hanno sottolineato altri suoi colleghi manager della Gdo, deve ancora venire?
                      Finite le vacanze estive, che per l’italiano medio sono irrinunciabili, pare, a dispetto di qualsiasi preoccupazione, guerra o crisi che sia, ora comincia davvero l’autunno “caldo”, ennesima tempesta perfetta che si somma alle precedenti. Aggiungendo a questo la situazione politica del Paese, non si vedono all’orizzonte segnali di speranza o idee strutturate, solo palliativi che, come tali, non possono avere un respiro temporale importante ed essere un segnale di costruzione di un nuovo modello.

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