L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA

                      Spreco alimentare: in Italia vale 9 miliardi. Frutta e insalata le più sprecate

                      In Italia lo spreco alimentare domestico vale oltre 9 miliardi di euro ed è l’estate a renderci più “spreconi”. In media ogni settimana gettiamo 674,2 grammi di cibo pro capite e tra gli alimenti più sprecati svettano la frutta e l’insalata. Il valore economico dello spreco alimentare domestico sale a oltre 15 miliardi se includiamo lo spreco dell’energia utilizzata per la produzione di cibo. In Europa è la Francia il Paese più virtuoso con 634 g sprecati a settimana pro capite, mentre svettano in senso negativo la Germania, con 892g, e la Gran Bretagna, con 859 g pro capite sprecati a settimana. Sud Africa e Giappone sono i più virtuosi in quanto sprecano la metà rispetto all’Italia (rispettivamente 324 g e 362 g a settimana), mentre gli Stati Uniti sono i “top-waste” con 1.338 g di cibo sprecati a settimana. Questi e altri dati sono emersi durante la presentazione del rapporto nello Spazio Europa, sede della Commissione Europea a Roma, a Roma, in vista della Giornata mondiale dell’Alimentazione

                      Dalla Redazione

                      spreco alimentare

                      Il mondo si avvicina rapidamente al 2030, l’anno di verifica degli Obiettivi dell’Agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile: “Ma con tutta evidenza, più ci avviciniamo al traguardo, più si allontanano gli obiettivi ‘famezero’ e ‘sprecozero’ – spiega l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero -. Negli anni della recrudescenza della povertà alimentare in Italia e nel mondo, lo spreco alimentare – prosegue Segrè, nella sua veste di direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher vale oltre 9,2 miliardi solo per il cibo gettato nelle case italiane: una stima che sale a 15 miliardi se includiamo il costo dell’energia utilizzata per la produzione del cibo. Eppure, sempre in Italia, oltre 2,6 milioni di persone faticano a nutrirsi regolarmente a causa dell’aumento dei prezzi e dei rincari delle bollette e 5,6 milioni di individui (il 9,4% della popolazione) versano in condizione di povertà, secondo i dati Istat 2021. Siamo ai massimi storici, e con tutta evidenza l’Italia e il mondo devono darsi l’obiettivo di una global food policy come strategia sociale, economica e di sviluppo sostenibile”.

                      L’estate ha reso gli italiani più spreconi, la quota di spreco settimanale pro capite è passata da 595,3 a 674,2 grammi rispetto all’ultima rilevazione di Waste Watcher International, diffusa nel febbraio 2022. Lo ha stimato l’Osservatorio internazionale di Waste Watcher – Spreco Zero attraverso i dati del World Foodwaste Report – un progetto della campagna Spreco Zero su monitoraggio Ipsos – che indaga i comportamenti dei cittadini di 9 Paesi del mondo: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Brasile, Giappone. Un ‘tracciamento’ che permette di comporre la mappa degli stili alimentari sulla Terra, realizzato intervistando complessivamente 9mila cittadini, per un campione statistico di 1.000 cittadini a Paese. Il Rapporto è stato presentato giovedì 13 ottobre, nello Spazio Europa, sede della Commissione Europea a Roma, a Roma, in vista della Giornata mondiale dell’Alimentazione, domenica 16 ottobre. Sono intervenuti il fondatore della campagna Spreco Zero Andrea Segrè, il chief economist FAO Maximo Torero Cuellen, il vice direttore generale aggiunto FAO Maurizio Martina, Stefano Gatti, inviato speciale per la sicurezza alimentare, ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Enzo Risso, direttore scientifico IPSOS, Matteo Vittuari, Università di Bologna-Distal, coordinatore cross country report. I dati del “caso Italia” sono stati illustrati dal coordinatore Luca Falasconi, Università di Bologna – LMM.

                      Nel corso dell’incontro sono stati presentati anche i dati dell’indice di fiducia dei consumatori: “Gli italiani – ha spiegato il direttore scientifico Ipsos Enzo Risso – sono terz’ultimi in questa “istantanea” mondiale, con il 39,9% di fiducia (in calo di 3 punti)”. Questo significa che 6 italiani su 10 non hanno fiducia nel quadro sociale ed economico attuale e futuro, a differenza degli statunitensi (indice di fiducia 50,9%), e in Europa della Germania, che primeggia per indice di fiducia dei consumatori al 47,2%. Più ottimisti degli italiani sono i brasiliani (46,6), i francesi (44,9) e gli inglesi (44,6). In coda Sudafrica (37,1) e Giappone (38,2). Relativamente alle proiezioni fra sei mesi, è il Brasile il popolo più fiducioso: quasi 6 cittadini su 10 (58%) ritengono che la situazione economica nel loro Paese migliorerà. Anche qui gli italiani sono quasi fanalino di coda, con il solo 10% di cittadini ottimisti, 1 su 10. Meno di noi solo il Giappone (7%). Infine il direttore scientifico Ipsos Enzo Risso ha messo in relazione le proiezioni inflattive e il carrello della spesa: se i prezzi continueranno ad aumentare il 17% degli italiani dichiara che ridurrà la sua spesa.

                      Lo spreco alimentare include anche gli sprechi dell’energia per produrre il cibo, così come dell’acqua e delle altre risorse ‘nascoste’. In particolare: l’impronta idrica dello spreco alimentare domestico in Italia vale 1/10 del fabbisogno idrico dell’intero continente africano, ed è pari a 749,7 miliardi di litri di acqua annui. Dal punto di vista energetico vale ben 6,4 miliardi di euro lo spreco di energia ‘nascosta’ nel cibo gettato nelle nostre case nel 2022.

                      Rispetto al foodwaste globale spicca subito il dato incrociato: sono Sudafrica e Giappone i Paesi più virtuosi, perché nelle loro case si spreca circa la metà rispetto all’Italia (324 e 362 grammi a settimana), mentre in Europa è la Francia il Paese più virtuoso con 634 grammi settimanali. Germania e Regno Unito svettano nel vecchio continente con 892 e 859 grammi. Gli Stati Uniti sembrano incorreggibilmente portati allo spreco, con 1338 grammi di cibo gettato a settimana, per quanto in lieve discesa rispetto al 2021, quando avevano gettato 64 grammi in più. Il Brasile, per la prima volta monitorato da Waste Watcher, si posiziona al quarto posto complessivo nella ‘hit’ degli sprechi domestici, con 794 grammi di cibo gettato ogni settimana, sempre pro capite. Se invece esaminiamo la frequenza dello spreco alimentare domestico, sono decisamente i giapponesi in testa alla hit virtuosa: in casa oltre 7 cittadini su 10 sprecano meno di una volta a settimana (74%) e solo 1 giapponese su 5 spreca almeno una volta a settimana. A loro si avvicinano – ed è una buona notizia – gli italiani e i francesi, con il 68% dei cittadini che dichiarano di sprecare meno di una volta a settimana. Seguono tedeschi (65%), spagnoli (63%), inglesi (59%), e via via sudafricani (58%), statunitensi (55%) e a fondo classifica i brasiliani: 1 su 2 conferma di gettare il cibo almeno una volta a settimana.

                      Ed è la frutta l’alimento più sprecato del pianeta, in Italia gettiamo individualmente 30, 3 grammi di frutta alla settimana, segue l’insalata con una media di 26,4 grammi pro capite, e il pane fresco con 22,8 grammi. Ci superano gli Stati Uniti, con 39,3 grammi a testa, la Germania con 35,3 e il Regno Unito che si attesta su uno spreco settimanale di 33,1 grammi a testa. Nel mondo inoltre si sprecano innanzitutto frutta e verdura che hanno in viaggiato nelle celle frigorifere, e una volta portate a casa vanno a male: vale per l’Italia, per gli altri Paesi europei, per Brasile e Stati Uniti, per il Sudafrica in misura maggiore (64%) ma non per il Giappone (18%), dove invece la prima causa di spreco è l’esserselo scordato e averlo lasciato ammuffire (51%). Un aspetto sottolineato più o meno ad ogni latitudine e in particolare in Sudafrica (70%) e Stati Uniti (63%). Per alcuni capita di aver acquistato troppo (USA 41% e Sudafrica 51%), o di aver cucinato troppo (sempre USA 47% e Sudafrica 60%). Va meglio per le abitudini e scelte di acquisto: raramente si spreca per aver acquistato alimenti sgraditi (13/23%), più spesso per aver abusato nelle offerte della grande distribuzione (1 italiano su 3 e addirittura solo 1 giapponese su 10).

                      In chiave di prevenzione c’è un filo rosso che accomuna tutti, a qualsiasi latitudine: privilegiare prodotti di piccolo formato (il 47% dei brasiliani, il 39% dei tedeschi, il 37% degli italiani) e la prospettiva di campagne capillari di educazione alimentare e sensibilizzazione dei cittadini sugli effetti negativi dello spreco per l’economia e l’ambiente: vale per tutti i Paesi, con livelli di consenso fra il 70 e l’80 %, tranne gli Stati Uniti, un po’ più freddi all’ipotesi (58/59%). Mentre l’dea di tassare chi spreca convince molto meno i cittadini internazionali, così come l’aumento dei costi dei generi alimentari.

                       Copyright: Fruitbook Magazine