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                      Carne in laboratorio: dalla Corea arriva il riso “ibrido” con cellule di manzo

                      Il riso al manzo

                      Sono sempre più diffuse, innovative e fantasiose le alternative alla carne tradizionale: l’ultima arriva dalla Corea del Sud, dove un gruppo di scienziati ha messo a punto un tipo di riso “ibrido” perché coltivato in laboratorio con cellule di muscolo e grasso bovino. Il risultato è un riso dal colore rosato, decisamente nutriente e saporito e – assicurano – molto più ecologico ed economico della sua controparte bovina. I ricercatori sono convinti che la scoperta possa aiutare a superare le crisi alimentari nel mondo, anche alla luce delle sfide sempre più pressanti a livello globale

                      di Massimiliano Lollis

                      Carne in laboratorio

                      Il riso al manzo alternativo alla carne animale (Foto: Yonsei University)

                      In un momento in cui le alternative alla carne tradizionale sono sempre più presenti nei supermercati e sulle tavole dei ristoranti – nonostante consumi non sempre all’altezza delle aspettative -, dalla Corea del Sud arriva una novità: si tratta del riso al manzo messo a punto da un team di ricercatori della Yonsei University.

                      Come si legge sull’articolo pubblicato sulla rivista Matter, il riso viene definito dai suoi stessi creatori un “ibrido di nuova generazione”, coltivato in laboratorio con cellule di muscolo e grasso bovino all’interno dei chicchi di riso. I ricercatori sono convinti che questo speciale tipo di riso dal colore rosato possa offrire una fonte di proteine più economica ed ecologicamente sostenibile rispetto alla carne tradizionale. “Immaginate – ha dichiarato in un comunicato l’autore principale Sohyeon Park – di ottenere tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno dal riso proteico coltivato con cellule animali. Il riso ha di per sé un alto livello di nutrienti, ma l’aggiunta di cellule di origine animale può aumentarlo ulteriormente”.

                      Il procedimento di sviluppo è piuttosto articolato: per prima cosa si rivestono i chicchi di riso con gelatina di pesce, per aiutare le cellule della carne ad aderire meglio alla superficie del chicco. Poi si inseriscono cellule staminali di muscolo e grasso bovino all’interno dei chicchi, che vengono quindi lasciati in coltura in una piastra di Petri.

                      A permettere la creazione di questo particolare tipo di riso è la struttura stessa del chicco: porosa e perfetta per incastrarsi con le cellule di origine animale che all’interno del chicco e sulla sua superficie possono così crescere e proliferare efficacemente.

                      Dopo circa 9-11 giorni, si ottiene il prodotto finale: un riso al manzo ben più solido e friabile rispetto alla consistenza tipicamente appiccicosa e morbida del riso convenzionale, e anche molto più ricco di proteine e grassi: rispettivamente l’8% in più di proteine e il 7% in più di grassi rispetto al riso normale. Un prodotto che – si legge nello studio – soddisfa i requisiti di sicurezza alimentare e presenta un basso rischio di scatenare allergie alimentari.

                      Dallo studio emerge inoltre che la concentrazione di cellule di tipo animale può condizionare l’odore del prodotto: ad esempio, cuocendo il riso al vapore, i ricercatori hanno scoperto che quello con un contenuto muscolare più elevato aveva un odore simile a quello del manzo e delle mandorle, mentre il riso con un contenuto di grassi più elevato aveva un odore che ricordava la panna o l’olio di cocco.

                      I ricercatori sono convinti che la scoperta possa andare nella direzione di aiutare a superare le crisi alimentari, anche alla luce delle sfide sempre più pressanti a livello globale: dalle pandemie ai cambiamenti climatici e alla scarsità di risorse.

                      Carne in laboratorio

                      Il laboratorio della Yonsei University (Foto: Yonsei University)

                      Interpellato dalla Cnn in merito allo studio, Sohyeon Park ha spiegato di aver sperimentato diverse soluzioni prima del riso al manzo sintetico, senza però ottenere formule di successo. Ad esempio, il team aveva provato a infondere nei fagioli di soia cellule di carne animale con un metodo simile a quello utilizzato per il riso, ma l’impalcatura cellulare dei fagioli di soia, essendo troppo larga, non permetteva di creare una consistenza simile a quella della carne animale.

                      Al di là del gusto e del colore rosato forse poco invitante per un pubblico occidentale, non ci sono dubbi che i maggiori vantaggi siano nel campo della sostenibilità. Pare infatti che “l’impronta” ecologica del riso “ibrido” sia di molto inferiore a quella prodotta dalla carne tradizionale: per ogni 100 g di proteine prodotte, si stima che il riso ibrido rilasci meno di 6,27 kg di CO2 a fronte di un rilascio di 49,89 kg della carne bovina. Se commercializzato, il riso ibrido potrebbe costare circa 2 euro al kg, più o meno la metà del prezzo medio della carne bovina in Italia.

                      Dato che il riso ibrido presenta bassi rischi per la sicurezza alimentare e un processo di produzione relativamente semplice, il team è ottimista sulla commercializzazione del prodotto. Ma prima che il riso arrivi nei nostri supermercati e sulle nostre tavole, l’équipe ha in programma di creare all’interno del chicco di riso condizioni sempre migliori per la crescita delle cellule muscolari e grasse, in modo da aumentare ulteriormente il valore nutrizionale.

                      “Non mi aspettavo che le cellule crescessero così bene nel riso – ha fatto sapere Park. – Ora vedo un mondo di possibilità per questo alimento “ibrido” a base di cereali. Un giorno potrebbe servire come cibo di soccorso per carestie, ma anche come alimento per militari e persino per astronauti”.

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