L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA

                      Covid-19: i dettagli del protocollo anticontagio per le aziende ortofrutticole (e non solo)

                      Sabato 14 marzo 2020, dopo una lunga concertazione guidata dal presidente Giuseppe Conte, è stato sottoscritto il “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”. Dodici pagine contenenti tredici sezioni che istituiscono regole e comportamenti che le aziende e i singoli lavoratori devono adottare durante l’emergenza da coronavirus. Non solo obblighi per le aziende: anche i lavoratori dovranno fare la loro parte per contribuire alla loro sicurezza e a quella dei colleghi. Tra i tredici punti del Protocollo emergono: l’obbligo per le aziende di informare correttamente i dipendenti delle regole assunte per salvaguardare la salute dei lavoratori, la corretta gestione degli ingressi in azienda da parte dei dipendenti ma anche dei fornitori esterni e promuove un’organizzazione aziendale su turnazione e rimodulazione dei livelli produttivi dove lo smart working non è possibile. E ancora: il protocollo obbliga a una sanificazione periodica dei luoghi e degli strumenti di lavoro, indica le precauzioni igieniche personali da adottare, i dispositivi di protezione individuale da garantire (e in quali occasioni) e regola la corretta gestione degli spazi comuni. Infine, detta le regole da adottare nella gestione di una persona sintomatica in azienda o di un persona entrata in contatto con un Covid-19

                      Dalla Redazione

                      covid-19

                      Le filiere agricole e agroalimentari, così come la Gdo, non si sono fermate e continuano il loro lavoro per non far mancare i propri prodotti all’interno dei negozi alimentari italiani, non senza difficoltà (leggi qui). Per mantenere, però, gli scaffali pieni c’è un intero gruppo di lavoratori che non può rimanere in casa e lavorare secondo la modalità dello smart work, come impongono le disposizioni per il contrasto alla diffusione del coronavirus, ma deve raggiungere il posto di lavoro: sia esso nei campi o negli stabilimenti produttivi. Dopo una lunga concertazione guidata dal presidente Giuseppe Conte si è giunti alla sottoscrizione del “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro tra i ministeri dell’Economia, del lavoro e delle politiche sociali, dello Sviluppo economico e della Salute.

                      “Un protocollo che interessa anche il comparto primario – commenta all’Ansa il sottosegretario alle Politiche agricole, Giuseppe L’Abbate – e che contiene linee guida condivise tra le parti per agevolare le imprese nell’adozione di protocolli di sicurezza anti-contagio. La prosecuzione delle attività produttive può avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone che lavorano adeguati livelli di protezione. Nel comparto primario è lapalissiano come le aziende non possano ricorrere al lavoro agile e, pertanto, diviene fondamentale – conclude – garantire condizioni di salubrità e sicurezza agli ambienti di lavoro e alle modalità lavorative”.

                      Ecco cosa prevede il Protocollo di sabato 14 marzo: tra le linee guida troviamo obblighi sia per i datori di lavoro che per i dipendenti. Ognuno infatti deve fare la sua parte in questa situazione d’emergenza che non vede eguali dal secondo dopoguerra. Tra tutti, l’obbligo per le aziende di produzione di mettere in sicurezza i luoghi di lavoro. Per farlo le aziende devono garantire una pulizia giornaliera e una sanificazione periodica dei locali, delle postazioni di lavoro, delle aree comuni e delle superfici, come ad esempio tastiere, schermi touch e mouse, con adeguati detergenti sia negli uffici sia nei reparti produttivi. Devono inoltre aerare di frequente i locali.

                      Le aziende sono anche invitate a rimodulare dove possibile i livelli produttivi e assicurare un piano di turnazione dei dipendenti dedicati alla produzione, con l’obiettivo di diminuire al massimo i contatti. L’azienda, in ottemperanza alle indicazioni del ministero della Salute secondo le modalità ritenute più opportune, può organizzare interventi particolari o periodici di pulizia ricorrendo agli ammortizzatori sociali (anche in deroga).

                      Le aziende devono optare anche per un ingresso e uscita scaglionato dei dipendenti, con la possibilità di provare la temperatura ai dipendenti in ingresso (che non deve superare i 37.5° C) e favorire il più possibile un ingresso contingentato negli spazi comuni (spogliatoi, zona mensa/ristoro). L’azienda inoltre deve mettere a disposizione i DPI atti ad evitare il contagio: mascherine, guanti, disinfettanti mani (che possono essere prodotti seguendo le linee dell’OMS), qualora il lavoro imponga di lavorare a distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative. “Sappiamo bene della difficoltà di reperimento delle mascherine sul mercato – continua il sottosegretario – e ci stiamo adoperando in tutti i modi per garantirne l’approvvigionamento”. L’azienda deve, infine, informare i dipendenti delle misure adottate e dei protocolli da seguire, tramite depliant, affissioni e tutto ciò che possa favorire la ricezione da parte dei dipendenti delle misure adottate.

                      Non solo obblighi per le aziende, anche i lavoratori dovranno fare la loro parte: tutte le persone presenti in azienda devono infatti adottare tutte le precauzioni igieniche possibili, in particolare la pulizia frequente delle mani con acqua e sapone, che l’azienda mette a disposizione dei dipendenti. Anche il tempo di sosta all’interno degli spazi comuni deve essere ridotto e si devono mantenere le distanze  di almeno un metro, questo per evitare assembramenti e diminuire la possibilità di un eventuale contagio. Nel protocollo viene chiaramente richiesto che a “chi presenta febbre, sintomi di influenza, proviene da zone a rischio o è stato a contatto con persone positive al virus nei 14 giorni precedenti – continua Giuseppe L’Abbate – viene fatto divieto di entrare in azienda e di partecipare alle attività lavorative”.

                      Infatti, nel caso in cui una persona presente in azienda sviluppi febbre e sintomi di infezione respiratoria, lo deve dichiarare subito all’ufficio del personale, che procederà al suo isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria. L’azienda dovrà avvertire immediatamente le autorità sanitarie competenti e i numeri di emergenza per il Covid-19 forniti dalla sua regione o dal ministero della Salute, e collaborerà con le autorità sanitarie per la definizione degli eventuali “contatti stretti” di una persona presente in azienda che sia stata riscontrata positiva al tampone Covid-19. Nel periodo dell’indagine, l’azienda potrà chiedere agli eventuali possibili contatti stretti di lasciare cautelativamente lo stabilimento, secondo le indicazioni dell’Autorità sanitaria. Invece, nel caso in cui un lavoratore sia entrato in contatto con un malato Covid-19,  questo lo devo comunicare tempestivamente al suo medico e all’azienda.

                      Per i fornitori esterni, infine, dovranno essere individuate procedure di ingresso, transito e uscita, mediante modalità, percorsi e tempistiche predefinite al fine di ridurre le occasioni di contatto con il personale in forza nei reparti aziendali. Gli autisti dei mezzi di trasporto devono rimanere a bordo dei propri mezzi e non è consentito l’accesso agli uffici per nessun motivo. Per tutto il personale esterno andranno individuati servizi igienici dedicati.

                      “Lo sforzo che sta compiendo la filiera agroalimentare italiana in questo periodo di emergenza è qualcosa di eroico – conclude il sottosegretario Giuseppe L’Abbate – Pertanto, non posso che rinnovare l’invito ai consumatori a prediligere i prodotti freschi e locali così da sostenere il Made in Italy e le nostre imprese. È un momento in cui siamo chiamati tutti ad essere solidali e ad avere maggiore sensibilità”.

                      Copyright: Fruitbook Magazine