Dalla Redazione
È al Corriere della Sera che Marina Caprotti rilascia la sua prima intervista ufficiale da quando è diventata presidente esecutivo del gruppo Esselunga, a giugno del 2020 (leggi qui). Figlia del fondatore dell’insegna meneghina Bernardo Caprotti, l’imprenditrice 42enne è anche tra le poche donne in Italia ai posti di comando di un gruppo della grande distribuzione.
Al centro dell’intervista una parola che è entrata sempre più nel nostro quotidiano e che risulta essere sempre più importante, se non fondamentale, per il presente e il futuro delle aziende italiane: la sostenibilità.
L’intervista, in effetti, cade proprio pochi giorni dopo la presentazione ufficiale del primo bilancio sulla sostenibilità di Esselunga: 424 pagine suddivise in cinque macro aree: clienti, persone, fornitori, ambiente e comunità e che riportano i dati dello scorso anno e gli obiettivi che l’insegna meneghina vuole raggiungere entro il 2025 (ne abbiamo parlato qui).
Marina Caprotti spiega così le varie sfaccettature di significato che questa parola ha per l’insegna, visto che è proprio lei ad avere la delega di tutte le attività di Corporate Social Responsibility (CSR), mentre al responsabile delle risorse umane Luca Lattuada, è stato dato l’incarico di coordinare sul piano operativo le attività di CSR. Nell’ambito della direzione risorse umane e organizzazione, è stata così costituita la funzione CSR che ha la responsabilità di identificare e segnalare ai vertici aziendali, in collaborazione con le direzioni preposte, i rischi legati alle tematiche di sostenibilità, ma anche individuare aree e progetti di miglioramento.
“Siamo sempre più consapevoli – afferma Marina Caprotti al Corriere – che se le aziende non faranno della sostenibilità uno dei punti cardine della loro strategia difficilmente potranno prosperare nel lungo periodo: sono i consumatori stessi, sempre più sensibili ai temi sociali e ambientali,che ce lo chiedono”. In Esselunga la sostenibilità è da tempo un valore fondante. Una sostenibilità però che deve essere anche sociale e generare benessere, mettendo in campo quindi un’economia consapevole, spiega Marina Caprotti al Corriere. Tra le attività che ricorda quelle volte a promuove e sostiene la scuola e le realtà dei territori in cui l’insegna è presente, ma anche azioni e attività rivolte alla cura dei fornitori, visto che Esselunga è a capo di una filiera di 8.500 tra piccole e medie imprese locali e altri fornitori, diventando di fatto sempre più una food company.
E quando si parla di sostenibilità l’attenzione all’ambiente gioca un ruolo di primo piano: “Continueremo ad investire in maniera significativa in energie rinnovabili, nella minimizzazione degli sprechi e nello sviluppo di packaging sempre più sostenibili (leggi qui)” afferma Marina Caprotti e alla domanda “come sarà Esselunga nel 2025?” la risposta è chiara: “Un’azienda tecnologicamente evoluta, ancora più innovativa, attenta al valore insostituibile delle persone, alle aspettative dei clienti, più sostenibile e pronta a nuove sfide, quelle del 2030” (qui l’intervista completa). E in quest’ottica, anche se con la prudenza dettata da questo periodo storico, Esselunga sta portando avanti tutti i progetti di sviluppo e un corposo piano di assunzioni, perché, sostiene Marina Caprotti, creare lavoro è la strada migliore per generare nuova fiducia.
Copyright: Fruitbook Magazine