Dalla Redazione
Le prospettive per stagione 2019/2020. Le informazioni provenienti da Prognosfruit vanno analizzate in un quadro generale e forse, viste le condizioni climatiche in Italia e in Europa, mai come quest’anno potrebbero subire ulteriori aggiustamenti. I dati presentati forniscono però un quadro piuttosto chiaro per la stagione che si appresta ad iniziare. Il volume di mele disponibile nella zona comunitaria, stimato alla fine di luglio, potrebbe essere tra i più bassi degli ultimi anni (escludendo ovviamente il 2017). In generale, per la quasi totalità dei Paesi produttori, ci si attendono calibri generalmente inferiori alla media. Altro elemento da tenere in considerazione è quello del calo drastico di varietà tipicamente prodotte e vendute nell’Europa Orientale e in particolare in Polonia dove si sono concentrate le maggiori perdite in Europa.
[Leggi anche: Rivoira: fase critica per le mele italiane]
In uno scenario di questo tipo, per l’Italia e per gli altri Paesi produttori europei la stagione potrebbe essere certamente “più rilassata” rispetto a quella che si appena conclusa, senza ombra di dubbio tra le più difficili di sempre. Resta evidente che il mercato europeo delle mele, al di là delle singole stagioni sempre più influenzate dalle conseguenze di condizioni climatiche fuori dalla normalità, soffra di uno squilibrio tra la domanda e l’offerta che merita di essere affrontato il prima possibile. Per gli operatori italiani, il mercato nazionale e quello europeo sono e rimangono fondamentali e affrontare le condizioni di un mercato strutturalmente in sovrapproduzione è indispensabile. In questo caso un maggiore impegno delle autorità dei singoli stati e dell’Unione Europea, costantemente richiamato da associazioni di tutti i Paesi ad a tutti i livelli, non solo è auspicabile, ma necessario.
[Leggi anche: Zanesco (VI.P): “Ci aspetta una campagna da leoni?”]
Rimangono per altro sullo sfondo i problemi che il settore melicolo europeo soffre ormai da anni. Primo fra tutti le persistenti conseguenze, soprattutto indirette per l’Italia, della chiusura del mercato russo e la instabile situazione economica e politica nei principali Paesi nordafricani, Egitto e Algeria in modo particolare, sbocchi fondamentali per le mele del nostro Paese. Dati incoraggianti si rilevano per l’export nell’area degli Emirati Arabi, Arabia Saudita, Sud America e, per quanto oggi accessibile, anche nel Far East. La mancanza di protocolli bilaterali continua a limitare le possibilità di esportazione della merce italiana, ma i progressi degli ultimi mesi per Vietnam e Taiwan fanno certamente ben sperare. Anche l’India, come per la stagione appena conclusa, potrebbe dimostrarsi un ottimo sbocco per il prodotto italiano, soprattutto considerando l’aumento dei dazi subiti dai produttori statunitensi.
[Leggi anche: Prognosfruit, raccolto mele a -20% in Europa nel 2019]
Da considerare anche la progressiva maggiore disponibilità di varietà moderne ed apprezzate dal mercato e il ruolo dell’industria di trasformazione, che prevede quotazioni in rialzo e che potrebbe rappresentare una valvola di sfogo interessante per i frutti di bassa qualità. Infine, non si prevede un aumento della importazione da Paesi dell’Emisfero Sud in Europa, stabili da diversi anni intorno a 500.000 tonnellate. In questo contesto le aspettative per la stagione commerciale 2019/2020 sono ragionevolmente positive, soprattutto per i frutti di qualità e le varietà più moderne. La forte organizzazione del sistema melicolo italiano si conferma la leva determinante per gestire la campagna di commercializzazione e guidare i produttori nei processi di innovazione varietale e nel miglioramento delle garanzie di salubrità e rispetto ambientale che oggi confluiscono nel concetto di “sostenibilità” e, in sintesi, in una maggiore competitività e redditività per i frutticoltori.
Copyright: Fruitbook Magazine