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                      Amazon-Whole Foods e gli altri: il “terremoto” nella Gdo, un anno dopo

                      Un anno fa l’acquisizione Amazon-Whole Foods che ha fatto tremare il mondo della Gdo in Usa (e non solo). Ma come sta andando questo “matrimonio” da 13,7 miliardi di dollari e che impatto ha avuto finora sul mercato? Tra la proprietà Amazon e il Ceo e co-fondatore di Whole Foods John Mackey ci sarebbero già contrasti sulle tipologie di prodotti venduti – una dozzina di manager avrebbero già abbandonato l’azienda per questo tipo di “divergenze” -, ma il dato più interessante riguarda l’evoluzione tecnologica del mercato. A un anno di distanza, l’operazione non ha ancora insidiato la posizione dei maggiori retailer come Walmart e Kroger, che al contrario oggi decidono di reagire investendo sulle vendite online, con risultati molto positivi. Questo non significa che il debutto di Amazon nel settore non abbia avuto effetti: a Jeff Bezos va perlomeno riconosciuto il merito di aver costretto i retailer a fare i conti con l’e-commerce

                      di Massimiliano Lollis

                       

                      Amazon-Whole Foods

                      È passato un anno dall’acquisizione di Whole Foods Market da parte di Amazon per 13,7 miliardi di dollari, e ora c’è chi si interroga riguardo l’impatto dell’operazione sulla Gdo statunitense: un impatto che – come titolavamo anche noi il 16 giugno 2017 (leggi qui) – si prevedeva di portata epocale, paragonabile ad un vero e proprio terremoto nella grande distribuzione. Ma come sta procedendo il “matrimonio” in casa Amazon-Whole Foods e quali sono state finora le maggiori conseguenze sul mercato?

                       

                      Come riportato dal sito specializzato Food Dive, i problemi in casa Amazon-Whole Foods non mancano. Quando si decide di fondere assieme aziende con storie e culture aziendali diverse, è inevitabile che sorgano dubbi sulla direzione da prendere, oltre che una serie di problemi “identitari”. A partire dalla tipologia di prodotti da vendere. Per una catena – Whole Foods Market – che ha fatto del bio naturale e sano il suo vessillo e marchio di fabbrica, accogliere tra i propri scaffali prodotti mainstream che appaiono in netto contrasto con questa filosofia – e che invece la nuova proprietà di Amazon vuole, per comprensibili ragioni commerciali – può essere effettivamente uno shock. Per i clienti più affezionati, ma anche per chi ci lavora. 

                       

                      Amazon-Whole Foods

                      Una delle prime conseguenze dell’acquisizione: la comparsa dei device Amazon Echo! in promozione nel punto vendita Whole Foods di Columbus Circle, nell’agosto 2017 (Copyright: CNNMoney)

                      E così c’è chi se ne va – pezzi grossi del management, addirittura una dozzina dall’inizio dell’acquisizione secondo la Cnbc – mentre si parla di notevoli contrasti tra il Ceo e co-fondatore John Mackey e la dirigenza di Amazon, che ora ha deciso di affiancargli alcuni manager di Amazon per assicurarsi che la “vision più ampia” del gruppo venga seguita nel modo migliore. In ogni caso, la strategia di Amazon – caratterizzata da sconti su determinati prodotti e offerte dedicate ai membri Prime – starebbe però portando risultati positivi, con una crescita delle vendite online del 3% sull’anno precedente.

                       

                      Premesso che un anno non è un periodo sufficiente per valutare pienamente l’efficacia di operazioni milionarie come questa, analizzare l’evoluzione del panorama negli ultimi 12 mesi offre spunti significativi. Sempre secondo Food Dive, uno dei primi effetti del “terremoto” è stato aver spinto i retailer a reagire all’ondata dell’e-commerce, rivedendo le proprie priorità alla luce della necessità di essere innovativi per competere con Amazon. A trarre beneficio da questa situazione sono state soprattutto le aziende e le start-up che offrono servizi logistici e di consegna della spesa, uno su tutti Instacart.

                       

                      Amazon-Whole Foods

                      L’annuncio ufficiale dell’acquisizione di Whole Foods Market da parte di Amazon, sul sito della catena di supermercati nel giugno 2017

                      Consegne in tempi sempre più ridotti e servizi di pick-up in-store sono sempre più diffuse, e se c’è stata questa evoluzione nell’ultimo anno lo si deve proprio ad Amazon. Lo stesso discorso vale però anche per lo sviluppo di nuovi processi innovativi sia a livello di prodotti che di punti vendita: il successo dei meal kits e di strutture adibite all’integrazione fisica e digitale oggi sono sotto gli occhi di tutti, anche in Europa. Se oggi i nostri supermercati sono più digitali e “connessi”, ad Amazon va riconosciuta una buona parte del merito.

                       

                      Certamente, come sottolinea Food Dive, ad Amazon – che in Whole Foods detiene una quota ancora ridotta delle vendite grocery, non raggiungendo i 500 punti vendita contando anche quelli in Regno Unito e Canada – non si possono dare tutte le colpe – né tutti i meriti – derivanti da questa evoluzione, in quanto i processi di sviluppo nella Gdo erano in molti casi già in atto da tempo. È però fuori di dubbio che con l’operazione della scorsa estate, il colosso di Jeff Bezos abbia dato un “input” decisivo nel ritmo e nell’accelerazione dell’online grocery, instillando un senso di urgenza che ha portato i più grandi player del settore a correre ai ripari su innovazione ed e-ecommerce.

                       

                      In definitiva, il debutto di Amazon nel grocery pare aver beneficiato anche i competitor, che incassano numeri positivi sul fronte delle vendite online. Solo per citarne alcuni, Walmart prevede di chiudere l’anno con una crescita delle vendite online del 40%, mentre il gruppo Kroger emerge sempre più come un player di peso, registrando in questi giorni – come riporta la Cnn – un aumento annuo delle vendite online del +66%. Certamente il futuro dell’e-commerce alimentare è tutto da scrivere, ma ad un anno di distanza pare che l’operazione lanciata da Jeff Bezos sia stata tutto sommato una “terapia d’urto” salutare per il settore.

                       

                       

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