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                      Francia contro il plant based: “Basta chiamarla carne, se non lo è”

                      La Francia ha stabilito con un decreto ufficiale che a partire da ottobre i prodotti a base di proteine vegetali non potranno più chiamarsi con le terminologie tipiche dell’industria della carne. Niente più salsicce veggie, né bistecche, né polpette: solo un’eccezione, la parola burger, che potrà ancora essere utilizzata nell’universo vegetariano e vegano. Una piccola rivincita da parte dell’industria della carne, che lamenta un po’ ovunque una concorrenza “sleale” da parte dei prodotti plant based, in escalation nei mercati di tutto il mondo

                      Dalla Redazione

                      Se è plant based non può chiamarsi “hamburger”, nè “salsiccia”, “bistecca” o “polpetta”: a stabilirlo è la Francia, che con un decreto ufficiale pubblicato a fine giugno ha vietato, a partire dal prossimo mese di ottobre, l’utilizzo delle terminologie tipiche dell’industria della carne da parte del mondo dei prodotti vegetali e vegani. È ammessa solo un’eccezione: la parola “burger”, che può essere ancora utilizzata per definire i prodotti da proteine vegetali. Si tratta di un ampliamento del divieto del Parlamento Europeo già in vigore sulle bevande vegetali, che non possono più essere definite “latte”.

                      È una buona notizia per i produttori di carne, che si prendono una rivincita, almeno in Francia. Con la sensibilità sempre maggiore da parte dell’opinione pubblica – e dei consumatori – per i cambiamenti climatici in atto e per il benessere animale, i prodotti da macelleria infatti sono sempre più al centro di polemiche e di petizioni internazionali, volte a boicottare gli allevamenti intensivi (leggi qui quella lanciata dall’associazione End The Slaughter Age).

                      La Francia è il primo paese europeo a prendere una decisione così drastica. “Non sarà più possibile utilizzare termini propri di settori tradizionalmente legati alla carne e al pesce per designare prodotti non appartenenti al mondo animale e che, essenzialmente, non sono paragonabili”, si legge nel decreto. Un provvedimento – come si può immaginare – molto atteso dall’industria della carne, che lamenta un po’ ovunque una concorrenza “sleale” da parte dei prodotti plant based, che guadagnano fette di mercato sempre maggiori in tutto il mondo.

                      La misura è “un passo essenziale a favore della trasparenza delle informazioni per i consumatori, nonché della conservazione dei nostri prodotti e del know-how”, dichiara Jean-François Guihard, capo dell’associazione Interbev dell’industria della carne, come riporta Dissapore). L’associazione francese coglie anche l’occasione per rilanciare su scala più ampia, chiedendo che la normativa sia estesa a tutto il continente.

                      D’altro lato, sono in molti a temere conseguenze negative a seguito di questo provvedimento: ad esempio l’Onav, un’associazione di scienziati e professionisti sanitari specializzati in alternative alla carne, ha affermato che la misura rischia di ostacolare in Francia il passaggio verso prodotti più sostenibili e sani.

                      C’è un altro nodo da sciogliere, inoltre. Il divieto si applicherà al momento solo ai prodotti fabbricati in Francia, mentre quelli di importazione, specie provenienti dai paesi europei, potranno continuare a chiamarsi “hamburger vegano”, “bistecca veggie” etc. Lo fa notare l’associazione di produttori alimentari Fnsea, che ritiene che il provvedimento non sarà sufficiente e che non permetterà di superare la confusione dei consumatori. In molti quindi si chiedono se sia necessario arrivare fino a Bruxelles e coinvolgere i produttori di tutta Europa.

                      Ma la vera domanda, in definitiva, è: possibile che i consumatori non sappiano distinguere un prodotto vegetale da uno animale? Secondo diversi esperti, i consumatori distinguono perfettamente un prodotto plant based da uno di origine animale. E il successo crescente dei sostituti vegetali della carne ne è la conferma, a prescindere dalla denominazione sulla confezione.

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