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                      “Letame umano” per concimare: la nuova ricerca sui cavoli

                      Foto di Dan Cristian Pădureț su Unsplash

                      Concimare con letame umano? A sdoganare la pratica è un recente studio che ha osservato il suo impiego su una coltivazione di cavoli bianchi in Germania. I risultati dimostrano la possibilità di ottenere concimi “a km zero” con rese paragonabili a quelli dei concimi tradizionali organici, con un significativo beneficio in termini di sostenibilità e di costi. Qualità, quest’ultima, non trascurabile a quasi un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina, che ha visto aumentare vertiginosamente il costo dei fertilizzanti

                      Di Massimiliano Lollis

                      Foto di Dan Cristian Pădureț su Unsplash

                      Concimare con escrementi umani, per quanto poco piacevole come prospettiva, è sostenibile, efficace quasi quanto i concimi organici convenzionali e senza rischi di trasmissione di malattie. A dirlo è uno studio pubblicato su Frontiers in Environmental Science, che ha osservato come l’alto apporto di sostanze nutritive contenute all’interno degli escrementi umani, come azoto, fosforo e potassio, possa garantire risultati paragonabili a quelli dei concimi tradizionali organici. A fare la differenza è l’accento sulla sostenibilità, in quanto in questo modo si ipotizza che sarà possibile utilizzare risorse in loco per poter ottenere una produzione alimentare rispettosa dell’ambiente.

                      L’esperimento, come si legge tra gli altri sul Guardian, ha preso in esame una coltura di cavoli bianchi a circa 20 km a sud di Berlino nel periodo tra giugno e ottobre 2019. Sugli ortaggi, coltivati in tre diversi tipi di terreno (sabbia, argilla e limo), sono state utilizzate tre tipologie di concime: due derivate da urina umana e uno derivato da feci umane denominato “compost fecale”. Gli effetti sono stati confrontati con quelli di un concime organico commerciale, la vinaccia, sottoprodotto della produzione di bioetanolo ricavato dalla barbabietola da zucchero.

                      Le tre “preparazioni” hanno dato risultati diversi – quelli a base di urina, ad esempio, hanno prodotto rese comparabili, o addirittura leggermente superiori, a quelle dei concimi in commercio – ma è il mix dei tre diversi prodotti a fare la differenza per l’ambiente. Secondo i ricercatori, questa quarta soluzione – pur ottenendo rese in media inferiori del 5-10% rispetto ai concimi organici in commercio – garantisce il miglior profilo di sostenibilità in quanto a lungo termine potrebbe aumentare il contenuto di carbonio nel suolo coltivato.

                      Dal punto di vista della sicurezza per l’uomo – il rischio di trasmissione di malattie – lo studio non ha evidenziato criticità. I ricercatori hanno esaminato le sostanze concimanti di origine umana alla ricerca di 310 sostanze chimiche talvolta presenti negli escrementi umani, come repellenti per insetti, additivi per la gomma e ritardanti di fiamma. Lo studio ha ricercato anche sostanze farmaceutiche come antidolorifici e ormoni, in genere facilmente rilevabili nelle urine.

                      Il risultato è che oltre il 93% di queste sostanze chimiche è assente, mentre le restanti sono state rilevate in concentrazioni molto basse. Presenti invece in modo più significativo, ma in quantità estremamente ridotte, l’antidolorifico ibuprofene e la carbamazepina, farmaco utilizzato per il trattamento dell’epilessia e come stabilizzatore dell’umore. “In generale – scrivono i ricercatori – il rischio per la salute umana di contaminazione con composti farmaceutici derivanti dall’applicazione del compost fecale nei sistemi di produzione testati sembra basso”. I dati raccolti dimostrano il forte potenziale, a livello di sostenibilità, di un sistema in grado di riciclare e utilizzare le deiezioni umane in ambito agricolo. Per farlo, però – si legge nella ricerca – è necessario prevedere servizi igienici in grado di separare alla fonte le diverse tipologie di escrezioni ed un sistema in grado di processarle in modo appropriato.

                      Intanto, a quasi 12 mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina, il tema della scarsità di fertilizzanti è più che mai cruciale, tra prezzi dell’energia sempre più alti e le sanzioni imposte alla Bielorussia, che hanno finito per provocare una carenza di potassio, ingrediente chiave dei fertilizzanti. È in questo contesto che l’utilizzo di letame di origine umana potrebbe assumere una centralità senza precedenti.

                      Come si legge su Euractiv in un articolo dello scorso dicembre, la Commissione Europea ha diffuso una comunicazione sui fertilizzanti con una serie di misure volte a contrastare questa situazione. Wim de Vries, professore di analisi dei sistemi ambientali presso l’Università di Wageningen (Paesi Bassi), è però convinto che l’Europa però non abbia ancora esplorato l’utilizzo di concimi di origine umana, che pure è di uso comune in diverse aree del mondo e in alcuni Paesi UE. Secondo il prof. De Vries, va considerata maggiormente la possibilità di impiegare, oltre al compost vegetale e alle deiezioni animali, anche le escrezioni umane, che hanno il vantaggio di contenere diversi micronutrienti essenziali, come zinco e rame. Pur riconoscendo gli ostacoli di natura tecnologica o sanitaria che permangono in tema di riciclo di deiezioni umane, il professore è convinto che sia necessario fare il possibile per superarli.

                      Intanto c’è chi, sul fronte della produzione, si è già mosso in questa direzione: un esempio degli ultimi mesi è la start-up francese Toopi, che lo scorso ottobre ha annunciato il lancio del concime a base di urina umana Lactopi Start. Il prodotto, commercializzato in Francia dopo essere stato approvato dalle autorità sanitarie, sarà presto disponibile in altri cinque Paesi europei: Belgio, Grecia, Spagna, Italia e Portogallo. “Lactopi Start – si legge in un comunicato ufficiale – è il risultato della ricerca di Toopi Organics e del suo esclusivo processo di fermentazione brevettato. Migliora l’efficienza dell’assimilazione del fosforo nel suolo”. Nuovi prodotti per nuovi scenari, più sostenibili. Il tutto reso possibile proprio dalla ricerca e da studi come quello, tedesco, sui cavoli banchi.

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