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                      Boom dei prezzi in GDO? Antitrust avvia indagine in 3.800 punti vendita

                      L’Antitrust, dopo diverse segnalazioni, ha deciso di avviare un’indagine preistruttoria in 3.800 punti vendita della GDO, soprattutto dell’Italia centrale e meridionale – pari a circa l’85% del totale censito da Nielsen nelle province interessate – per acquisire dati sull’andamento dei prezzi di vendita al dettaglio e dei prezzi di acquisto all’ingrosso di detergenti, disinfettanti, guanti e generi alimentari di prima necessità “al fine di individuare eventuali fenomeni di sfruttamento dell’emergenza sanitaria alla base dell’aumento di tali prezzi”. Infatti, l’Antitrust ritiene di non poter escludere che tali aumenti possano essere dovuti a fenomeni speculativi, visto che i maggiori rincari si riscontrano in aree non interessate da “zone rosse” o da misure rafforzate di contenimento della mobilità. Per quanto riguarda l’ortofrutta, mentre la filiera e i mercati affermano che se dei rincari ci sono stati è solo per la stagionalità dei prodotti o il normale andamento di domanda e offerta, Carlo Rienzi, presidente del Codacons afferma che migliaia di cittadini hanno denunciato forti rialzi dei listini presso supermercati e negozi alimentari, rincari che non appaiono giustificati da riduzione delle produzioni o eventi climatici. Nessuna indagine nei negozi specializzati

                      Dalla Redazione

                      Prezzi GDO

                      +++ AGGIORNATO IL 21/08/2020 +++

                      È da mesi che sentiamo parlare di aumento dei prezzi dell’ortofrutta in GDO, ma anche dell’aumento dei prezzi di prodotti per l’igiene. Ora l’Antitrust ha avviato un’indagine preistruttoria, inviando richieste di informazioni a diversi operatori della GDO per acquisire dati sull’andamento dei prezzi di vendita al dettaglio e dei prezzi di acquisto all’ingrosso di detergenti, disinfettanti, guanti e di generi alimentari di prima necessità “al fine di individuare eventuali fenomeni di sfruttamento dell’emergenza sanitaria a base dell’aumento di tali prezzi”.

                      Le richieste di informazioni riguardano oltre 3.800 punti vendita, soprattutto dell’Italia centrale e meridionale, pari a circa l’85% del totale censito da Nielsen nelle province interessate.

                      Nello specifico, dalle analisi preliminari svolte dall’Autorità sui dati Istat sono emersi, nel mese di marzo 2020, per i prodotti alimentari, aumenti dei prezzi rispetto a quelli correnti nei mesi precedenti differenziati a livello provinciale. L’Autorità ha ritenuto di non poter escludere che tali maggiori aumenti siano dovuti anche a fenomeni speculativi, visto che i maggiori aumenti si riscontrano in aree non interessate da “zone rosse” o da misure rafforzate di contenimento della mobilità.

                      Infatti, non tutti gli aumenti osservati appaiono immediatamente riconducibili a motivazioni di ordine strutturale, come il maggior peso degli acquisti nei negozi di vicinato, la minore concorrenza tra punti vendita a causa delle limitazioni alla mobilità dei consumatori, le tensioni a livello di offerta causate dal forte aumento della domanda di alcuni beni durante il lockdown, e dalle limitazioni alla produzione e ai trasporti indotte dalle misure di contenimento dell’epidemia.

                      Il Codacons, in un’indagine realizzata sui listini all’ingrosso dei prodotti ortofrutticoli, ha rivelato incrementi considerevoli per alcuni alimenti con rincari del +233% per i cavolfiori, del +100% per le carote, +80% per zucchine e broccoli, che si sono ripercossi poi sul prezzo al dettaglio. Come riporta RaiNews: “Solo poche settimane fa il Codacons aveva realizzato un monitoraggio sull’andamento dei prezzi dei generi alimentari, e inviato una segnalazione ad Antitrust, Nas e Guardia di Finanza chiedendo di attivarsi per accettare eventuali speculazioni a danno dei consumatori – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Migliaia di segnalazioni dei cittadini hanno denunciato al Codacons forti rialzi dei listini presso supermercati e negozi alimentari, rincari che non appaiono giustificati da riduzione delle produzioni o eventi climatici”.

                      “Bene il faro dell’Antitrust sui prezzi – afferma in una nota stampa, Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori -. Finalmente l’Antitrust intende far luce sulle speculazioni dei prezzi. Dopo il procedimento sulle mascherine ora vengono accolte anche le segnalazioni su disinfettanti e guanti, per i quali, non per niente, avevamo chiesto prezzi imposti come per le mascherine. Quanto ai beni di prima necessità, a marzo, mese oggetto dell’indagine dell’Authority, avevamo denunciato il rialzo preoccupante dei prezzi dei prodotti alimentari, passati dal +0,3% tendenziale di febbraio al 1,1% di marzo, più di tre volte e mezzo. Una situazione che ad aprile è ulteriormente peggiorata, con un +2,9%. In termini di costo della vita, per una coppia con due figli, significa avere un aumento annuo di 221 euro per i soli acquisti alimentari, 194 euro per una coppia con un figlio, 161 per famiglia media. Ad aprile, in un solo mese, sempre secondo i dati Istat, la frutta fresca è salita del 3,5% (9,4%) su base annua, la verdura fresca del +7,1%,  la farina invece è aumentata del 1,3%  mentre i prodotti per la pulizia della casa del 1,7%. E questo, in media, a fronte di prezzi fermi in molte zone e speculazioni inaccettabili in altre, dove, approfittando dell’impossibilità di spostarsi del consumatore, si sono alzati vertiginosamente i prezzi”.

                      D’altro canto, i produttori e i grossisti smentiscono, spiegando che eventuali rincari – accettabili e nella norma del periodo – possono essere causati dal fine stagione di alcuni prodotti, come le arance di Sicilia, dal maltempo, dalla naturale legge del mercato di domanda e offerta, oltre che alle difficoltà organizzative e logistiche di lavorare durante il Covid-19, che implicano un aumento delle misure di sicurezza e un rallentamento dei ritmi di lavoro.

                      Nessuna speculazione sui prezzi dell’ortofruttaafferma Nicola Faccio, area manager acquisti frutta e verdura di Aspiag Service non presente nell’elenco dei controlli dell’Antitrust-. Se i volumi di ortofrutta venduta, in generale, sono aumentati, volendo dare uno sguardo al valore, possiamo dire, dopo opportune analisi e controlli, che ci sono stati degli aumenti di prezzo legati alla carenza di prodotto e agli andamenti climatici, così come nelle ultime settimane c’è stata deflazione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno su alcuni articoli come patate, cipolle e radicchi. Non abbiamo riscontrato tentativi di speculazione da parte dei fornitori. Sorprende che periodicamente, come in queste settimane, si faccia allarmismo sui prezzi in aumento ma non si parli mai dei prezzi che scendono“.

                      L’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese, in un’intervista al Corriere della Sera, ribatte alle accuse dell’aumento dei prezzi in GDO, spiegando che “Ciò che è cambiato è il mix nel carrello. Ora si spende di più perché siamo tutti in casa. Compriamo prodotti per la gran parte confezionati che hanno un prezzo più alto di quelli al banco da cui fuggiamo per fare la spesa più velocemente e scegliendo prodotti che si percepiscono più protetti. Soprattutto compriamo sempre più nei negozi di prossimità o negli store di minore metratura ed economie di scala diverse, sicuramente meno convenienti dal punto di vista economico rispetto agli ipermercati penalizzati dalla ridotta mobilità che abbiamo e confinati nelle periferie o su strade ad alto scorrimento. L’esito è quello che certifica Nielsen. Però se tornassimo a vivere come prima, e spero che prima o poi avvenga, spenderemmo di più. Lo scontrino alla cassa è aumentato del 40%, ma stiamo risparmiando i soldi del ristorante. E il saldo per il consumatore è positivo”.

                      I principali destinatari delle richieste di informazioni sono: Carrefour Italia SpA, MD SpA, Lidl SpA, Eurospin SpA, F.lli Arena srl; alcune cooperative Conad (Conad Sicilia, Conad Nord-Ovest, PAC 2000, Conad Adriatico, nonché Margherita Distribuzione); alcune cooperative e master franchisor Coop (Unicoop Firenze, Unicoop Tirreno, Coop Centro Italia, Coop Liguria, Novacoop, Coop Alleanza 3.0, Tatò Paride) e diversi Ce.Di. aderenti a SISA (p.es. SISA Sicilia), SIGMA (p.es. Ce.Di. Sigma Campania) e CRAI (p.es. CRAI Regina srl).

                      È notizia del 30 luglio che il Tribunale di Napoli Nord ha giudicato diffamatoria la comunicazione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato del 7 maggio 2020 nella quale l’Agcom annunciava nel comunicato stampa (DS2620) l’apertura di un’indagine nei confronti della GDO in merito all’aumento dei prezzi dei beni alimentari e di detergenti, disinfettanti e guanti associati all’emergenza coronavirus. Ce.Di. SIGMA Campania Spa, primario Gruppo della Grande Distribuzione citato nella comunicazione, immediatamente aveva proposto domanda cautelare documentando successivamente la propria totale estraneità alla vicenda.

                      Considerati gli ingiusti effetti su Ce.Di. SIGMA Campania s.p.a., il Giudice designato del Tribunale di Napoli Nord ha giudicato diffamatoria la comunicazione – si legge nel comunicato – e ha depositato un’ordinanza con la quale condanna in via cautelare l’Antitrust alla immediata rettifica di quel comunicato, ricordando il dovere di tutti semplici cittadini, Autorità, pubbliche o privati, di osservare la legge e di adottare le doverose cautele quando, come nella fattispecie, si tratta della reputazione professionale e commerciale di operatori economici sani e corretti. Il Tribunale ha inoltre condannato l’Antitrust al pagamento delle spese”.

                      L’ordinanza emessa dal Tribunale di Napoli Nord è estremamente significativa poiché pone attenzione sull’importanza di una corretta comunicazione da parte delle Autorità e nello specifico dell’Antitrust – ha commentato Francesco Del Prete, amministratore delegato della società -. Il comunicato a suo tempo diramato dall’Antitrust non era solo gravemente lesivo della nostra reputazione ma costituiva un comportamento contrario ai principi di imparzialità e correttezza professionale ai quali l’Autorità stessa dovrebbe ispirarsi”. Ce.Di. SIGMA Campania s.p.a. è stata rappresentata dal professore Francesco Fimmanò e dall’avvocato Luca Caravella.

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